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roverè

Valentina Garonzi, a 30 anni per Forbes è tra i leader del futuro: «La sfida dei nano-materiali? Perseverando i risultati arrivano»

È co-fondatrice e Ceo di Diamante: un’azienda nel settore delle biotecnologie che si occupa di ricerca e sviluppo di nano-materiali quindi di molecole, attraverso l’uso delle piante come bio-fabbriche, in ambito diagnostico-terapeutico
Valentina Garonzi con la lista di Forbes F. PECORA
Valentina Garonzi con la lista di Forbes F. PECORA
Intervista a Valentina Garonzi (video Bicego)

La passione per l’economia l’ha respirata in famiglia. La tenacia l’ha allenata crescendo e scegliendo di continuare a vivere in montagna, a Roverè. Perché, di fatto, nessun luogo è lontano dalle proprie ispirazioni e aspirazioni, come racconta la storia di Valentina Garonzi.

Il suo nome è stato selezionato dalla rivista Forbes tra i cento «Number one» con meno di 30 anni, leader del futuro 2024, nella sezione «Science & Healthcare».

Nella lista dei cento figurano anche i fisioterapisti Niccolò Ramponi 29 anni, di Bolca, e Paolo Torneri, 25, di Tregnago, tra i fondatori di FisioScience, startup che sta rivoluzionando la formazione in fisioterapia, diventata grande community di fisioterapisti in Italia.

Diamante società benefit

«Una bella soddisfazione», esordisce. «E una sorpresa inaspettata», dichiara Garonzi, che ha 33 anni, ma ne aveva 25 quando contribui alla fondazione di Diamante, startup che oggi brilla come società benefit, della quale è Ceo, responsabile della gestione strategico-operativa ed economico-finanziaria. Posizione che ha raggiunto con impegno, unendo competenze diverse: laurea magistrale in economia e legislazione d’impresa conseguita all’Università di Verona; master in management al Politecnico di Milano e altre specializzazioni in previsione sociale e geopolitica.

Percorso professionale

Valentina Garonzi è una persona curiosa: ha uno sguardo sul mondo e sulle opportunità, forse agevolata anche dall’abitare le terre alte. Visione che l’ha portata, appena terminati gli studi, a sperimentare le sue competenze nel mondo della ricerca. Un terreno nuovo ma che intuiva essere fertile.

Una sfida stimolante, lascia intendere illustrando cosa è Diamante: non un gioiello ma un’azienda nel settore delle biotecnologie che si occupa di ricerca e sviluppo di nano-materiali quindi di molecole, attraverso l’uso delle piante come bio-fabbriche, in ambito diagnostico-terapeutico.

I primi progetti

Il primo progetto, condiviso nel 2016 con un team di donne, composto dalla ricercatrice universitaria Linda Avesani e da Roberta Zampieri, ora presidente della società, «era focalizzato su un kit di diagnosi per una malattia autoimmune che non ha dato però risultati sufficienti a convincere gli investitori».

Diamante ora lavora allo sviluppo di una formulazione contro i sintomi dell’artrite reumatoide, che ha concluso la parte pre-clinica negli animali e dimostra buone potenzialità per diventare un farmaco per l’uomo.

«Davanti c’è un iter lungo», precisa, Garonzi, ma le prospettive sono incoraggianti. Tanto che Diamante ha conquistato la fiducia di investitori quali le associazioni Angels4Women e Angels4Impact, in qualità di Business Angels, e il fondo di investimento Usa Arieli Capital. Un altro obiettivo «è dare opportunità di lavoro ai ricercatori in ambito delle biotecnologie che in Italia, oltre alla carriera accademica, non avrebbero molte alternative».

Perseveranza

Non è semplice portare avanti un’idea «ma perseverando i risultati arrivano». Lo dice a ragione, avendo visto l’azienda nascere da zero e crescendo professionalmente con essa: dallo sviluppo alla fondazione fino alla ricerca di capitali, dall’assunzione di dipendenti alla loro gestione.

Facile? «Non proprio», risponde, «in particolare nella ricerca di capitali in un settore ad alto rischio come quello delle biotecnologie».

Essere un’azienda italiana non facilita le cose. Nemmeno essere donna e giovane: «Se nell’ambiente della ricerca esiste una parità, in quello finanziario la maggior parte degli investitori sono uomini. Fortunatamente le cose stanno cambiando. E all’estero, con cui comunque bisogna mantenere i contatti, c’è più equità». Verso il mondo volge lo sguardo Valentina, dalla Lessinia.

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Marta Bicego

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