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Costruisce ponti in Africa anche se c’è il lockdown

L’ingegner Marco Mazzucato   DIENNEFOTOUn gruppo di operai e tecnici e sullo sfondo il particolare di un ponte in corso di costruzione in Africa
L’ingegner Marco Mazzucato DIENNEFOTOUn gruppo di operai e tecnici e sullo sfondo il particolare di un ponte in corso di costruzione in Africa
L’ingegner Marco Mazzucato   DIENNEFOTOUn gruppo di operai e tecnici e sullo sfondo il particolare di un ponte in corso di costruzione in Africa
L’ingegner Marco Mazzucato DIENNEFOTOUn gruppo di operai e tecnici e sullo sfondo il particolare di un ponte in corso di costruzione in Africa

Per mesi ha progettato a distanza infrastrutture che saranno costruite pezzo per pezzo negli Usa ed installate in mezzo mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Le riunioni di lavoro con l’azienda e i colleghi, sparsi nei diversi continenti, si sono svolte regolarmente da remoto, ma in orari improbabili per mettere al tavolo tecnici europei, statunitensi e sudamericani. Il lockdown non blocca i grandi gruppi internazionali delle costruzioni e quindi non è stato improduttivo per Marco Mazzucato, vicesindaco di Nogarole Rocca, di professione ingegnere per Acrow Bridge, società americana con sedi negli Stati Uniti, in Canada e da qualche anno anche a Roma. «Ci occupiamo di progettazione, produzione e fornitura di ponti prefabbricati modulari in acciaio ed operiamo in più di 100 Paesi clienti», spiega Mazzucato. «Le installazioni sono sempre effettuate con maestranze del posto che noi formiamo alle operazioni di montaggio. Il trasferimento di conoscenze è uno dei pilastri della nostra attività ed è forse la fase che preferisco perché mi avvicina a realtà e culture diverse», prosegue. Con la chiusura delle frontiere e il blocco dei voli, però, i tecnici faticano a raggiungere le zone da cui sono partiti gli ordini e quindi l’installazione è rallentata. Resta tutta l’attività di progettazione e di istruttoria per la partecipazione a bandi e gare internazionali che prosegue online e con riunioni a distanza. «I briefing sono il venerdì notte sulla piattaforma zoom: Acrow ha sedi in Canada, a Toronto e Montreal; in Usa, a New York e nel New Jersey. Il Gruppo l’anno scorso ha acquisito anche un’azienda competitor, e ora opera quindi anche con basi in Inghilterra, Spagna, Colombia, e Hong Kong», prosegue. «Ci incontriamo in tarda serata, venendoci incontro con i fusi orari. Riunione rigorosamente in inglese con qualche incursione in lingua spagnola», dice. Al momento Mazzucato con i suoi colleghi sta lavorando alla realizzazione di circa 250 ponti tra Zambia e Zimbabwe, che attraverseranno altrettanti corsi d’acqua per rendere finalmente agevoli i passaggi nei due Paesi africani. Poi sta predisponendo la partecipazione a bandi per la realizzazione di numerose infrastrutture in altri Paesi tra cui Guyana, Costa D’Avorio e Angola. Tra le priorità anche la preparazione della documentazione per la partecipazione di Acrow alle gare per la costruzione di alcuni di ponti in Italia. Nei Paesi in via di sviluppo le operazioni vengono mediate dalle diplomazie occidentali e contro garantite da agenzie specializzate. «In Africa», spiega, «abbiamo installato centinaia di ponti in Ghana, Tanzania, Zambia, Repubblica Centroafricana, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, permettendo collegamenti sicuri e connessioni in grado di consentire e promuovere uno sviluppo economico, in sintonia con il motto della società: costruire ponti e collegare persone». Ma il vero valore aggiunto è portare manufatti e tecniche costruttive, accompagnando la crescita delle comunità locali. «Anche se a volte si vivono situazioni scomode, difficili o alle quali solitamente in Occidente non si è preparati, lavorare sul campo è la parte più entusiasmante della mia professione. La tecnologia è stata utile per proseguire l’attività in questi mesi di fermo, ma non vedo l’ora di riprendere l’aereo per raggiungere l’Africa e insegnare a tecnici e operai locali come procedere al montaggio dei nostri manufatti», prosegue l’ingegnere di Nogarole. «Confidiamo che nei prossimi mesi, in cui il clima si farà più secco, la diffusione dell’epidemia sia più contenuta e si possa ricominciare il lavoro sul posto», conclude, con tanta voglia di fare le valigie per riprendere la vita di sempre. Un po’ nel suo piccolo paese, nel Veronese. Un po’ nella sede nazionale della società, a Roma, intervallando la routine con lunghe soste nel continente africano. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Valeria Zanetti

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