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Sprea, nasce la fattoria sociale

Gli asinelli della fattoria sociale e sullo sfondo la cascina FOTO AMATO
Gli asinelli della fattoria sociale e sullo sfondo la cascina FOTO AMATO
Gli asinelli della fattoria sociale e sullo sfondo la cascina FOTO AMATO
Gli asinelli della fattoria sociale e sullo sfondo la cascina FOTO AMATO

Asini e pecore Brogne, un posto isolato e incantevole, poco sotto l’abitato di Sprea, già magico per le erbe di don Zocca, sono gli elementi di punta del nuovo progetto «Terre di confine», un’opportunità verso il mondo del lavoro per le persone con disabilità o in situazione di disagio. Ieri l’iniziativa ha preso il via con l’inaugurazione della fattoria sociale Terre di Sprea, in partenariato con la fattoria sociale Tezon di Veronella, il Comune di Badia Calavena, in collaborazione con l’Ulss 9. Il progetto, finanziato da una misura del Piano di sviluppo rurale veneto, nasce dall’idea di una cooperazione sociale. «Portiamo quassù persone dai 18 ai 65 anni con disabilità fisiche, con ritardo cognitivo o con problemi comportamentali», spiega Filippo Almonte, socio amministratore del progetto. «Ci sono 15 asini e nove pecore Brogne da accudire, e il verde da curare, oltre a piccole manutenzioni su quattro ettari di terreno a prato e bosco. Questo impegno consente alle persone coinvolte di diminuire, e a volte togliere del tutto, il bisogno di psicofarmaci con i quali sono contenuti. Tramite la cooperativa sociale Promozione Lavoro accogliamo una decina di persone non residenti: la residenzialità è nella fattoria sociale Tezon con cui si lavora in sinergia. Qui si svolge la fase abilitativa e riabilitativa; là l’inserimento nel mondo del lavoro». Alberto Scardoni che ha presentato il progetto e Alessandro Cappelletti, di Avepa Verona, che ne ha seguito la pratica, confermano che si tratta del primo modello pilota del genere finanziato dal Psr nel Veronese». «Il Gal Baldo Lessinia è intervenuto creando la sinergia fra i partner», aggiunge il presidente Ermanno Anselmi: «È nelle finalità dell’ente mettere insieme agricoltura, turismo e sociale e questa è la sintesi e la sfida in questo triennio sperimentale». Lo conferma Giorgio Roveggia, presidente di Promozione Lavoro e si dimostra interessato Raffaele Grottola, direttore dei servizi sociosanitari dell’Ulss 9: «È un nuovo modello di cura in situazioni di fragilità, affiancata da un percorso di vita. Per noi può essere una risorsa poiché si va oltre, guardando al possibile inserimento lavorativo». Floris Rossi, sindaco di Veronella ed Emanuele Anselmi di Badia Calavena sottolineano entrambi la grande opportunità del progetto per i territori: «Abbiamo già inserito in biblioteca una ragazza della cooperativa e coinvolto dei giovani nella pulizia delle strade del paese. Il progetto, quindi si inserisce in un contesto già attento e sensibile», osserva Anselmi. L’iniziativa piace anche al consigliere regionale Stefano Valdegamberi: «È un nuovo modello di agricoltura pensata come terapia che la Regione potrà recepire come risposta socio-sanitaria al termine della fase di sperimentazione • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittorio Zambaldo

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