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Salta l’Unione con Velo e San Mauro

La sede dell’Unione di Roverè, Velo e San Mauro inaugurata nel giugno del 2002
La sede dell’Unione di Roverè, Velo e San Mauro inaugurata nel giugno del 2002
La sede dell’Unione di Roverè, Velo e San Mauro inaugurata nel giugno del 2002
La sede dell’Unione di Roverè, Velo e San Mauro inaugurata nel giugno del 2002

Appena maggiorenne finisce già nella tomba. Brutto finale per l’Unione dei Comuni di Roverè, Velo e San Mauro di Saline, una delle prime della nostra provincia, costituitasi ancora nel 2000. Il Consiglio comunale di Roverè ha deciso con i voti di maggioranza (contrari i due rappresentanti di minoranza presenti, Stefano Marcolini e Ilario Fiorentini) di recedere dall’accordo con gli altri due Comuni. Adesso la delibera, dichiarata immediatamente eseguibile, finirà al Consiglio dell’Unione che potrà approvare o respingere. Nel primo caso l’iter procederebbe senza intoppi, mentre nel secondo la delibera dovrà tornare in Consiglio a Roverè. Se per una seconda volta il recesso avesse la maggioranza, l’Unione dovrà prendere atto della volontà del paese di staccarsi e da quel momento, come prevede lo statuto, poiché la richiesta sarà stata inoltrata almeno sei mesi prima dei termine dell’anno solare, dal primo gennaio 2021 la separazione sarà effettiva. Resta poco più di un anno per ripensarci e valutare, ma la sindaca Alessandra Ravelli è decisa a proseguire per la strada del divorzio: «Quest’anno ci servirà per mettere a punto i diversi aspetti che la separazione comporta», commenta e nella relazione che ha preceduto la proposta di uscita ha letto la sintesi delle motivazioni per lo strappo. «Nel nostro programma elettorale del 2016 avevamo come punto qualificante il rafforzamento dell’attività dell’Unione, ma se inizialmente lo Stato contribuiva al finanziamento dei nuovi organismi, oggi sono i singoli Comuni a dover finanziare un ente che duplica alcune funzioni per non avere in cambio un miglioramento della quantità o qualità dei servizi erogati ai cittadini». Non l’ha scoperto oggi. Ravelli ha rivelato di aver fatto proposte migliorative «per l’organizzazione degli uffici, la gestione del trasporto scolastico, il turn over del personale, ma sono cadute nel vuoto». «Dopo tre anni dal mio insediamento non ho visto progressi e matematicamente un’Unione del genere non può stare in piedi ancora a lungo». La decisione è stata presa dopo discussioni e approfondimenti con il gruppo di maggioranza, «per dovere di coerenza e trasparenza nei confronti dei miei cittadini», ha precisato la sindaca, lasciando comunque aperta la possibilità, anzi se lo augura, «di piattaforme di lavoro e collaborazione più efficienti ed evolute con gli enti contermini», aggiungendo che in questa fase il Comune verrà seguito da esperti «per accompagnare la separazione, con il minor disagio possibile per i cittadini e i dipendenti, convinti che una gestione autonoma, meglio organizzata, garantisca un servizio più efficiente». Nel dibattito aperto dall’intervento della sindaca si è inserito il capogruppo di minoranza Stefano Marcolini, che è anche stato sindaco e presidente dell’Unione, «quella stessa che ci ha permesso di realizzare numerosi progetti sul nostro territorio e di ricevere altrettanti finanziamenti soprattutto nella prima fase di avviamento. Adesso invece ci aspetta un lungo iter per definire mutui, attrezzature, sede, scuolabus, isola ecologica di cui Roverè è sprovvisto perché utilizzava quella degli altri Comuni». «Senza dimenticare il personale: dove verrà assegnato? I tre Comuni, con l’attuale normativa, possono assorbire tutti i dipendenti attualmente occupati? I macchinari a chi andranno? Appalteremo tutti i servizi?», si è chiesto Marcolini osservando che queste erano valutazioni da fare prima di decidere l’uscita, magari con convenzioni condivise. «È quello che abbiamo fatto», gli ha risposto Ravelli, ma lamentando di essere stata tenuta all’oscuro di un ricorso al Tar contro la Regione e su cui pende un controricorso al Consiglio di Stato che potrebbe portare all’illegittimità dell’Unione e sostenendo di aver lavorato per un protocollo firmato dai tre sindaci per l’adozione di un programma gestionale comune che è rimasto lettera morta, «privo perfino di numero di protocollo». «Questa scelta unilaterale rappresenta una sconfitta per tutti, ma soprattutto per chi si assume la responsabilità politica della separazione», ha concluso Marcolini annunciando il voto contrario. «Abbiamo un anno abbondante per uscire dall’Unione e in questo tempo faremo tutti gli accordi necessari. Con i 260 - 280mila euro che risparmiamo ogni anno dal versamento della quota all’Unione paghiamo il trasporto scolastico e avanziamo anche i soldi per gli stipendi ai due operai che verranno in carico al nostro Comune», ha concluso la sindaca Ravelli. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittorio Zambaldo

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