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Lettera a difesa dei confini del parco

La firmano 72 associazioni veronesi, venete e nazionali ed è una lettera aperta diretta anzitutto ai consiglieri regionali Enrico Corsi, Alessandro Montagnoli e Stefano Valdegamberi perché ritirino il progetto di legge a loro firma per la modifica dei confini del Parco naturale regionale della Lessinia. Ma il contenuto della lettera è indirizzato a tutti i consiglieri di Venezia, nell’ipotesi che il progetto resti e siano chiamati a votarlo in aula, e si rivolge al governatore Luca Zaia, all’assessore Gianpaolo Bottacin, fino ai sindaci dei comuni della Lessinia, al presidente del Parco Raffaello Campostrini e al ministro per l’Ambiente Sergio Costa. Non è una comitato, ma una cordata di associazioni che condividono lo stesso obiettivo: la salvaguardia ambientale, tutelata dal Parco con la sua legge istitutiva di trent’anni fa. Una difesa che ora, «con una relazione di sole due pagine, senza adeguata documentazione di supporto», è scritto nella lettera, «con poche e generiche righe di illustrazione, si vorrebbe stravolgere aprendo a scenari difficilmente prevedibili che destano grande preoccupazione» Nella loro denuncia, le associazioni, ricordano che una diminuzione dell’area protetta del 20 per cento è in controtendenza rispetto agli altri paesi europei e a una sensibilità diffusa a livello mondiale. «Sarebbe il primo caso un Europa, con un danno di immagine e di credibilità che si ripercuoterebbe in termini negativi su tutta l'attività promozionale, ricettività e turistica della Lessinia». Tanti i nodi che la lettera sottopone all’attenzione di chi ha a cuore l’ambiente montano: «L'individuazione delle aree pre-parco all’interno e non all’esterno del perimetro del Parco, come stabilito dall’articolo 32 della legge quadro sulla aree protette (394/91); l'esclusione della Spluga della Preta, uno dei geositi più importanti d’Italia, dai nuovi confini, senza alcuna spiegazione; l'esclusione dei vaj (Marciora, Falconi, Anguilla e Squaranto) con il pretesto della caccia al cinghiale, attività che la normativa prevede possa essere fatta anche all’interno del Parco senza necessità di modificarne i confini; il rischio di danni ad altre specie non cacciabili; la cancellazione di corridoi naturali di unione fra gli alti pascoli e le colline, parte integrante di un unico articolato paesaggio del Monti Lessini che proprio l'iniziativa dell’iscrizione nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici vorrebbe portare verso una maggior tutela». Le associazioni temono che la nuova proposta di legge apra a possibilità di tracciare e percorre nuove strade con una maggior pressione antropica sui vaj, che sono una delle principali zone di ricarica dell’acquifero carsico della Lessinia: quando mancava il Parco della Lessinia c’erano state infatti gravi situazioni di inquinamento. Si chiede in particolare ai firmatari del progetto di legge se l'esclusione del geosito della Spluga della Preta sia un errore. «Diversamente si tratterebbe di una proposta gravissima, inserita senza alcuna spiegazione e senza concertazione con l’associazionismo speleologico veronese, veneto e nazionale, che annullerebbe tutti i vincoli presenti sulla cavità, mettendo in serio rischio un ecosistema unico, ricco di specie endemiche. Il Parco perderebbe il sito più rappresentativo della speleologia lessinica, con un grave danno di reputazione a livello internazionale, oltre ad essere in contraddizione con la legge regionale 54/1980 che inserisce la cavità tra i siti sotterranei protetti». Le associazioni chiedono un pubblico dibattito e un tavolo di discussione che coinvolga cittadini, istituzioni locali, enti e associazioni di categoria, il mondo produttivo agricolo, turistico e ricettivo, le associazioni naturalistiche e culturali, quelle venatorie, speleologiche, alpinistiche ed escursionistiche, Comuni, Provincia e Regione, con l’ente gestore del Parco, per una sua riqualificazione e un suo rilancio, senza lederne l’integrità. •

V.Z.

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