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I colori lessinici di Odilla Zanella Mostra sulla pittrice «francescana»

La pittrice Odilla Zanella
La pittrice Odilla Zanella
La pittrice Odilla Zanella
La pittrice Odilla Zanella

Ritornano i colori della Lessinia di Odilla Zanella, in esposizione fino al 23 agosto, nella sala di Piazza Chiesa 29: oggi, alle 16.30 ci sarà l’inaugurazione della mostra dei suoi quadri, voluta dai figli Andreina e Paolo. L’esposizione sarà visitabile tutti i giorni dalle 16.30 alle 19.30; sabato e domenica anche dalle 10.30 alle 12.30. Sui manifesti della mostra, spiccano le case cimbre, i ceppi, la polenta «il sole di mezzogiorno», come la chiamava Odilla, artista completa, perché pittrice, poetessa e «giullare», come amava definirsi per la facilità con cui, in coppia con Silvana Valbusa prima e poi in trio anche con la figlia Andreina, sapeva portare la semplicità del sorriso sul viso di tutti. La mostra è un tributo, a due anni dalla morte, alla sua passione per i colori della Lessinia che lei sentiva profondamente, e nell’insegnamento di tecnica pittorica incitava i suoi allievi a «odorare» i soggetti ritratti, perché «quando sono nel bosco con la mia tela, parlo con gli alberi, ne respiro il colore: se ritraggo un abete devo sentire il profumo dei suoi aghi», ci aveva confidato. Animo sensibile, vedeva dove tanti non vedono e sentono: «Ho perfino fatto una serie di ceppi per ricordare alberi tagliati, perché mi dispiaceva che finissero in cenere senza che fossero in qualche maniera ritratti nella memoria. Ancora oggi piango quando vedo tagliare un albero», diceva spiegando la sue serie di quadri in cui ritrasse ceppi da bruciare. Ha combattuto fino all’ultimo la sua battaglia per i colori delle case in Lessinia, contestando certe scelte senza criterio e attenzione all’ambiente: le sue case sono ondulate, «scancanè», sconquassate, annunciano il crollo, dicono l’essenziale. Lo stesso soggetto si ritrova ritratto più volte da angolazioni diverse perché le case sono come le persone: le capisci frequentandole e guardandole in varie situazioni, come i tavoli e le sedie, ritratti con insistenza quasi devozionale. «Un soggetto bisogna capirlo, amarlo e servirlo, come nostro Signore», ripeteva con la sua spiritualità semplice, francescana, da «perfetta letizia», quella che Odilla sapeva trasmettere con i suoi racconti e le sue tele. •

V.Z.

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