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Emergenze, la montagna veronese è isolata

Intervento del Soccorso alpino: spesso è complicato dall’assenza di campo
Intervento del Soccorso alpino: spesso è complicato dall’assenza di campo
Intervento del Soccorso alpino: spesso è complicato dall’assenza di campo
Intervento del Soccorso alpino: spesso è complicato dall’assenza di campo

La vicenda di Simon Gautier, il ventisettenne francese che si era smarrito il 9 agosto nel Cilento lanciando, dopo essersi ferito alle gambe, il suo ultimo messaggio di aiuto ai soccorritori che hanno potuto trovarlo cadavere solo dopo nove giorni, riporta la drammatica attualità della copertura telefonica per chi esce anche solo dalle zone di maggior densità abitativa. La montagna veronese, Baldo e Lessinia, ma anche i fondovalle pur raggiunti da strade e infrastrutture, sono purtroppo ancora oggi a un livello infimo di copertura sia per la telefonia a voce sia per la trasmissione dati e la connessione internet. Basta mettersi in viaggio anche in auto tra Verona e Bosco Chiesanuova per scoprire quante volte la conversazione venga interrotta dalla caduta della linea: i vaj che sono l’unico collegamento fra i paesi della Lessinia sono zone d’ombra anche per le trasmissioni radio, non solo per i telefoni. «C’è gente che rischia la vita. Non si si può viverre isolati completamente come accade a chi si avventura a piedi da Giazza al Carega, per esempio o quando vado in auto da Badia Calavena e Bosco e la conversazione telefonica mi si interrompe almeno una decina di volte, ma mi capita anche sulle colline della Valpolicella, senza essere nella Foresta di Giazza», attacca il consigliere regionale Stefano Valdegamberi. È una questione annosa che ben conoscono anche i gestori dei rifugi in quota: «Capisco che per i gestori di rete di telefonia mobile non sia conveniente la copertura di zone in cui il traffico è limitato, ma in questi casi intervenga lo Stato e se anche qui dovesse esserci latitanza io propongo che utilizzando il Fondo Comuni di confine la Regione Veneto si accordi con i gestori di rete per creare un numero adeguato di ripetitori per garantire il servizio. Assicuro che molte persone scelgono le località turistiche o di soggiorno anche in base della garanzia di avere la possibilità costante di comunicare con i propri cari. Vale per gli anziani ma anche per i giovani e il digital divide, lo svantaggio per connettersi, è oggi un criterio discriminante per una seria politica di sviluppo di un territorio», ribadisce il consigliere Valdegamberi, che attacca: «Il caso del turista francese morto sul Cilento dopo la drammatica telefonata, in Lessinia sarebbe stato ancora più grave, perché non avrebbe avuto neanche la possibilità di quell’ultima telefonata». Conferma la difficoltà di operare in montagna anche Roberto Morandi, responsabile della stazione di Verona del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas): «Purtroppo riusciamo a radiolocalizzare una chiamata se l’utente è sotto copertura traffico dati, altrimenti con la sola copertura telefonica si riesce al massimo a fare una triangolazione delle celle che ha un raggio di 5 chilometri, che in montagna sono tantissimi. Basti pensare che per ispezionare un’area di 100x200 metri impieghiamo circa due ore. Su una zona così vasta la ricerca diventa impossibile», ribadisce. Attualmente alcune regioni hanno sviluppato una tecnologia che invia la chiamata tramite sms a una centrale operativa che individua immediatamente le coordinate con la precisione al metro. Il problema è sempre la copertura, perché in montagna a volte si riesce ad agganciare una sola cella telefonica e il raggio di localizzazione diventa ancora più grande. «Come Soccorso alpino raccomandiamo agli escursionisti l’utilizzo di GeoResQ, un’applicazione che si scarica gratuitamente su smartphone e per i soci Cai è anche di utilizzo gratuito, mentre per gli altri ha un canone di 25 euro all’anno», spiega Morandi, «ne abbiamo sperimentato in diversi casi l’utilità. Finché c’è copertura dati trasmette costantemente e per noi soccorritori è fondamentale anche sapere da dove uno è partito per poter immaginare quale direzione potrebbe aver preso. Se la copertura non c’è, rimane lo storico del tracciato finché è stato possibile il collegamento e anche questo è utile a fornire indicazioni per accelerare la rintracciabilità del disperso». In attesa che anche in Italia si arrivi a una copertura decente su tutto il territorio nazionale, le indicazioni sempre valide solo di non avventurarsi da soli, o nel caso non fosse possibile, di lasciar detto la meta e la località di partenza indicando orari di uscita e di rientro. •

Vittorio Zambaldo

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