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Contri, 40 anni «dotor» «Lascio a malincuore»

Il sindaco Nadia Maschi col medico di base Severino Contri con la targa donatagli dal Comune FOTO PECORA
Il sindaco Nadia Maschi col medico di base Severino Contri con la targa donatagli dal Comune FOTO PECORA
Il sindaco Nadia Maschi col medico di base Severino Contri con la targa donatagli dal Comune FOTO PECORA
Il sindaco Nadia Maschi col medico di base Severino Contri con la targa donatagli dal Comune FOTO PECORA

Vittorio Zambaldo Ha lasciato, dopo 40 anni, l’incarico di medico di base Severino Contri e l’amministrazione comunale ha voluto conferirgli una targa di riconoscenza «per il grand impegno a favore delle persone da lui assistite, ringraziandolo per l’umanità, la disponibilità, e professionalità profuse nel suo quarantennale lavoro a Cerro», è scritto nella motivazione. Il sindaco Nadia Maschi si è complimentata con il medico in Consiglio comunale, al conferimento della targa: «L’ho conosciuta da poco, ma ho sentito parlare molto bene di lei, soprattutto per il modo in cui ha svolto il suo servizio fra i nostri compaesani e ci tenevamo molto dirle, con una cerimonia pubblica, il nostro doveroso ringraziamento e formularle gli auguri di godersi in famiglia questa fase della vita». Anche il vicesindaco Rino Brunelli ha voluto intervenire ricordando l’umanità con cui ha seguito lui e la sua famiglia proprio all’inizio della sua carriera quando, in un incidente stradale in cui morirono tre giovani, Brunelli perse suo fratello gemello. «Grazie a tutti per questa gradita sorpresa», ha detto il medico Contri rivolto al Consiglio e al pubblico in sala, «per la stima e l’affetto che ho ricevuto da questo paese, che saluto con nostalgia. La targa resterà fra i più bei ricordi della mia vita professionale», ha commentato. La poetessa Nerina Poggese gli ha fatto omaggio di una sua composizione dedicata a «L’ultimo dotor vecio stampo,/ el Severino,/ sensa orario nel so ambulatorio,/ ore e ore par curar la gente/ sensa serar la porta proprio mai/… E se el so laoro l’era vocassion,/ on po de magon on gola el ghe resta,/ no gh’è siropi o medissine par pararlo do/ se no che el grassie sincero de on paese,/ che l’a capio quanto ben el gà volu». Eppure la medicina non era stata la prima scelta di Contri, originario di Cazzano di Tramigna, anche perché la sua fidanzatina quindicenne, Luisa Caliari, oggi sua moglie, non ne voleva proprio sapere di sposare un medico: «Va bene tutto, basta che non scegli Medicina», gli aveva fatto promettere prima che partisse per Padova. Andò con una amico liceale a iscriversi quindi a Matematica, ma dopo le prime lezioni l’amico ne uscì letteralmente pazzo tanto da doverlo ricoverare con sedativi per l’immersione che aveva fatto nella materia. Contri si spaventò della scena e passò perciò a Farmacia per qualche giorno, ma poi dirottò su Medicina, tutto nell’arco di tre settimane. La giustificazione con Luisa fu che assistendo a una autopsia con un gruppo di amici, fu l’unico a non svenire. Dopo la laurea in Medicina, Contri lavorò qualche mese in ospedale e per tre anni a Vestenanova, ma appena uscì il concorso da medico condotto (l’ultimo che si fece) lo vinse, potendo scegliere la destinazione: «Il primo posto che si rese disponibile era Villa Bartolomea ma arrivato a destinazione tornai subito indietro: nato in una valle con colline e montagne da ogni lato, non riuscivo a sopportare l’idea che ci fosse un orizzonte senza confini, così ho scelto Bosco Chiesanuova e Cerro che allora erano un’unica condotta. Sono arrivato qui il 10 gennaio 1979 sotto una nevicata spaventosa e mi sono messo a piangere», ricorda, «ma qui ho trovato una seconda famiglia». L’ultimo giorno di lavoro, il medico di base Contri ha appeso sulla porta dell’ambulatorio una lettera aperta a tutti i suoi assistiti: «Ero giovane e con poca esperienza. Sono cresciuto con voi e ora sono obbligato a lasciare e lo faccio a malincuore, con molta tristezza. Quando si vive in queste piccole realtà tutto ti appartiene, ti coinvolge e lascia il segno. Vi ringrazio non solo per avermi scelto, ma soprattutto per la grande fiducia che ogni giorno mi avete accordato. Grazie alle amministrazioni che si sono succedute a Cerro e a Bosco Chiesanuova per l’ospitalità che, tramite generose persone di Lughezzano, non ha mai mancato di riservarmi. Ringrazio i colleghi Massimo Martini e Giuliano Dalle Molle per la squisita collaborazione e per il loro supporto nei miei momenti difficili, come altri, miei pazienti e cittadini, sempre presenti e generosi con me e la mia famiglia. Troverete al mio posto la dottoressa Tiziana Foti, molto preparata, gentile e disponile, con la quale resterò in contatto e non vi farà sentire la mia mancanza. Mi dedicherò alla famiglia, a volte un po’ trascurata, e mi gratificherà l’illimitata opportunità di poter aiutare il mio nipotino e di poter godere ogni giorno dei suoi piccoli progressi. Pensatemi e sempre potrete trovarmi al mio cellulare che per voi non sarà mai spento», ha concluso firmandosi «Il vostro dotor Severino». •

Vittorio Zambaldo

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