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Cinghiali cacciati e mangiati, c’è l’ok

Caccia al cinghiale, ora possono essere tenuti per l’autoconsumo anche dai controllori del territorio
Caccia al cinghiale, ora possono essere tenuti per l’autoconsumo anche dai controllori del territorio
Caccia al cinghiale, ora possono essere tenuti per l’autoconsumo anche dai controllori del territorio
Caccia al cinghiale, ora possono essere tenuti per l’autoconsumo anche dai controllori del territorio

Dalla Regione arriva l’autorizzazione all’autoconsumo della carne dei cinghiali abbattuti, non solo per i cacciatori, com’era in vigore finora, ma anche per chi è impegnato nel controllo, cioè per le squadre autorizzate al prelievo del cinghiale nell’ambito del piano regionale di controllo e di eradicazione. Anche loro quindi, come i cacciatori, possono gestire in proprio la carcassa, senza l’obbligo di conferirla ai macelli autorizzati e di affrontare i relativi oneri per l’ispezione veterinaria. Il chiarimento, sollecitato da alcune associazioni di categoria, arriva dalla Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Veterinaria della Regione e questo perché «al momento non sussistono motivi sanitari o di sicurezza alimentare per giustificare una diversa modalità di gestione delle carcasse dei capi cacciati, dato che sia i cacciatori in regime venatorio che i controllori che operano in tutto il territorio regionale, secondo il piano veneto di controllo ed eradicazione approvato da Ispra, svolgono la medesima attività di caccia». Ricordiamo che in Veneto solo in Lessinia e sul Baldo finora è autorizzato il prelievo venatorio, mentre sul resto del territorio si fa solo controllo ed eradicazione. L’assessore Giuseppe Pan con deleghe all’Agricoltura, Caccia e Pesca, accoglie con favore la precisazione dell’autorità di sicurezza alimentare della Regione, «perché si agevola, se non addirittura incentiva, il lavoro dei controllori, che possono integrare con i loro abbattimenti l’ordinario prelievo venatorio». Il provvedimento mira a incentivare questo, anche in considerazione del fatto che in Veneto si calcola ci sia una popolazione che supera i 50 mila cinghiali, 9mila dei quali solo sulle montagne veronesi. L’anno scorso gli abbattimenti dei cacciatori veronesi, per la specie cinghiale, sono stati 1.359 e 900 quelli in capo alla caccia di controllo. Per l’assessore Pan «sono i numeri stessi a rendere evidente l’opportunità da un lato di valorizzare i capi abbattuti con opportune iniziative di commercializzazione, e dall’altro di agevolare l’autoconsumo senza passare obbligatoriamente per i macelli». Resta prioritaria la sicurezza alimentare anche per i capi in autoconsumo e per questo la Direzione regionale veterinaria chiarisce che l’autoconsumo è autorizzato «per un solo capo per ogni cacciatore/operatore e verrà sospeso qualora si verifichino situazioni di emergenza epidemica. Inoltre, le Ulss saranno coinvolte nella formazione dei cacciatori e dei controllori per la caccia di selezione, nelle competenze relative a igiene delle carni e malattie degli animali, con il rispetto degli obblighi in materia di identificazione e tracciabilità delle carni, l’impegno a prevenire ogni forma di zoonosi, l’obbligo dell’analisi delle carni per la ricerca del parassita della trichinella, nonché il rispetto della normativa vigente in materia di smaltimento dei sottoprodotti». Plaude a questo risultato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Massimo Giorgetti: «L’anno scorso ho presentato un emendamento alla finanziaria regionale come misura per l’eradicazione dei cinghiali e da tempo insisto che servono azioni forti, per esempio la caccia notturna con dispositivi adeguati che permetterebbero di ottenere risultati concreti nell’immediato. Finora la caccia di selezione aveva molti limiti tra cui gli orari e i centri di raccolta nei quali portare gli ungulati abbattuti. Che ora anche i controllori possano gestire in proprio la carcassa è un ulteriore passo avanti verso la limitazione della presenza di questi dannosi animali», conclude Giorgetti. •

Vittorio Zambaldo

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