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Beffa per la maestra Luciana

Luciana Mucciaccio: insegnante di ruolo, da Selva di Progno è stata assegnata a una scuola di Marghera
Luciana Mucciaccio: insegnante di ruolo, da Selva di Progno è stata assegnata a una scuola di Marghera
Luciana Mucciaccio: insegnante di ruolo, da Selva di Progno è stata assegnata a una scuola di Marghera
Luciana Mucciaccio: insegnante di ruolo, da Selva di Progno è stata assegnata a una scuola di Marghera

Questa mattina suona la campanella anche per la maestra Luciana, ma lontanissimo da casa, a 120 chilometri e a due ore e mezzo di strada fra auto, treno e una corsa a piedi per essere puntuale all’Istituto comprensivo Filippo Grimani di Venezia – Marghera. Questa è la vita che fa già da due settimane: si alza alle 5.30 e parte in auto da Selva di Progno per la stazione ferroviaria di San Bonifacio. Alle 7.09 sale in treno e alle 8.03, puntualità di Trenitalia permettendo, è a Mestre, dove l’aspetta una camminata veloce di venti minuti per essere pronta ad accogliere i bambini della primaria: le sono state affidate le classi prime e seconde per un gruppo di materie che ancora non sono state definite. Cinque ore di giornata spese solo per andare a lavorare: sembrerebbe un castigo, invece Luciana Mucciaccio è passata di ruolo dopo otto anni di precariato grazie al concorso in cui si è classificata ai primi posti e con la graduatoria regionale, a lei che aveva già il lavoro all’Istituto comprensivo di Bosco Chiesanuova, le è stata assegnata la scuola di Marghera. «Con un punteggio alto e con sette Province venete da scegliere, avevo indicato Venezia al terzultimo posto, prima di Rovigo e Belluno. Invece proprio lì sono stata assegnata e quel che è peggio è che docenti veronesi, con punteggi molto più bassi dei miei, sono stati ripescati per le sedi avanti e assegnati di ruolo in provincia di Verona». Non è tipa da scoraggiarsi: arrivata dal Molise, ha passato otto anni di precariato insegnando in otto diverse scuole e non per sua scelta (Oppeano, Lazise, Caldiero, Soave, Cazzano di Tramigna, Tregnago, Badia Calavena, San Rocco di Piegara, Bosco Chiesanuova). «Non ho mai preteso un posto comodo vicino a casa, anche perché essendo sola potevo muovermi con facilità ovunque. Ma ora ho famiglia e ho avuto anche il trasferimento da Oppeano a Bosco Chiesanuova, come insegnante di ruolo, con riserva, come avevo chiesto, ma ora il mio posto andrà a supplenza annuale, almeno per i prossimi cinque anni perché tanti ne impone obbligatoriamente la legge prima di ottenere il trasferimento», spiega. Ma come si spiega questo? L'algoritmo che assegna le sedi ha fatto in modo di trasformare la graduatoria di merito, in cui la maestra Luciana era ai primi posti, in graduatoria di fortuna, dove gli ultimi sono diventati primi, perché con punteggi inferiori hanno potuto scegliere scuole veronesi, come invece non è stato possibile a chi era primo in graduatoria. VALE OVVIAMENTE anche per insegnanti di altre province, sradicati dal loro territorio e mandati altrove: per assurdo le maestre veronesi sono inviate in laguna e quelle veneziane nel Veronese. «In più si aggiunge il blocco della mobilità per cinque anni», rimarca la maestra Luciana, «che rende tutto più difficile e intacca fortemente le scelte di vita delle persone, non garantendo affatto la continuità, come l’introduzione del blocco si proponeva, perché io, che comincio con le classi seconde, se devo obbligatoriamente restare a Marghera per cinque anni, significa che fra quattro anni ricomincerò con le prime, che è certo abbandonerò dopo un anno. La continuità invece si garantirebbe mettendo le insegnanti nelle condizioni ottimali di lavoro, vicino alle proprie abitazioni e non con il desiderio represso di potersene andare appena possibile». E in tempi di Covid-19, un’ insegnante che si fa ore di viaggio in treno, con passeggeri di ogni provenienza e stato di salute non controllabile, e poi sta per ore in classe con diversi bambini perché le classi vengono smembrate in gruppi più piccoli, non si può dire che rappresenti, dal punto di vista della prevenzione, la soluzione migliore. Senza contare che cinque ore di viaggio al giorno alla lunga produrranno effetti pesanti sulla vita lavorativa di una persona e anche i bambini avrebbero diritto, come la loro maestra, di avere un insegnamento fresco ed efficace tutti i giorni e a tutte le ore della programmazione scolastica, perché la stanchezza non influisca sul rendimento e sulla classe in generale. «Perché non assegnarmi il mio posto invece di lasciarlo a supplenza per cinque anni?», si chiede Luciana, chiamando in causa un sistema di arruolamento su base regionale che non funziona, e conclude amara: «Sono più precaria ora, che sono diventata di ruolo, di quand’ero precaria davvero». •

Vittorio Zambaldo

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