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«Ascoltare le associazioni significa delegittimare le richieste della Lessinia»

Uno scorcio di Lessinia da Bocca di Selva e sullo sfondo il  Baldo
Uno scorcio di Lessinia da Bocca di Selva e sullo sfondo il Baldo
Uno scorcio di Lessinia da Bocca di Selva e sullo sfondo il  Baldo
Uno scorcio di Lessinia da Bocca di Selva e sullo sfondo il Baldo

Le modifiche ai confini del Parco naturale regionale della Lessinia, come delineate dal disegno di legge dei consiglieri regionali Enrico Corsi, Alessandro Montagnoli e Stefano Valdegamberi, sono il risultato di una lunga concertazione tra Regione e sindaci e sulla quale si sono espressi i Consigli dei Comuni interessati dall’area. Da questa premessa partono le considerazioni di Daniele Massella, presidente dell’Associazione tutela della Lessinia, sulla lettera delle 72 associazioni che chiedono il ritiro del progetto di legge. «L’attività silvocolturale è un’attività agricola, che per essere svolta in modo agevole e sostenibile a livello economico, necessita di infrastrutture. Ma nel Parco ci sono restrizioni notevoli alla loro realizzazione, e qualora sia ammesso farle, è necessaria una burocrazia aggiuntiva, con autorizzazioni specifiche anche per posizionare attrezzature temporanee come le teleferiche», osserva Massella che aggiunge che in Lessinia le popolazioni protette di ungulati selvatici cacciabili sono stabili o in aumento, «e chi pratica l’attività venatoria ha dimostrato correttezza e professionalità». «Quindi non c’è rischio legato alla conservazione di specie protette rimuovendo la protezione assoluta in strisce strette di territorio come i vaj, dove invece si aprirebbero nuove possibilità di caccia ai cinghiali, a contrasto della loro diffusione incontrollata». L’iscrizione della Lessinia nel registro nazionale dei paesaggi rurali e storici è un’iniziativa portata avanti da un comitato in cui l’Associazione tutela della Lessinia, è partner capofila, «per cui possiamo affermare con sufficiente sicurezza che la trasformazione dei vaj in aree contigue non comporta alcun problema alla valorizzazione dei territori a pascolo». «Le aree agro silvopastorali del Parco, che diventano aree pre-parco, non si trasformano in territorio privo di regole, dove sarà possibile sparare alla fauna a vista, costruire strade e condomini come un quartiere di città e spargere reflui in modo incontrollato come in qualche modo allude la lettera delle associazioni», prosegue Massella, «ma saranno sottoposte alle normative già presenti: lo sversamento dei reflui zootecnici è un reato perseguito dalla legge, indipendentemente dal Parco, e se questa pratica è stata interrotta è merito delle pene introdotte, dei controlli serrati e di una presa di coscienza della sua dannosità. Chi viola le norme non si preoccupa certo di sapere se sia dentro o fuori il Parco». Per Massella «il vantaggio della rideterminazione dei confini del Parco è importante ed è costituito dalla possibilità di avere maggiore flessibilità nella stesura del nuovo piano ambientale, offrendo un’ulteriore tipologia di zona in cui si potranno avere norme meno opprimenti e rigide per le attività agricole e zootecniche: la proposta è partita dagli operatori agricoli della Lessinia, avvallata e sostenuta dai Comuni che di concerto con la Regione hanno definito i confini di intervento». Massella sottolinea che Corsi, Montagnoli e Valdegamberi stanno portando avanti con impegno un’istanza del territorio: «Sostenere la lettera delle 72 associazioni significa delegit- timare le richieste della Lessinia e imporre politiche da fuori. Le motivazioni contrarie sono ideologiche e poco fondate: se in Europa nessuno riduce i parchi non è una tendenza a cui la Lessinia debba adeguarsi. Poi i dettagli tecnici dei nuovi confini non sono noti: deve ancora votare la commissione».

V.Z.

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