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A San Rocco rivive la tradizione di San Carlo Borromeo

Il portale restaurato con i bassorilieviLa chiesa di San Rocco di Piegara
Il portale restaurato con i bassorilieviLa chiesa di San Rocco di Piegara
Il portale restaurato con i bassorilieviLa chiesa di San Rocco di Piegara
Il portale restaurato con i bassorilieviLa chiesa di San Rocco di Piegara

Un portale in legno, rinnovato e impreziosito con sculture in bassorilievo, è il regalo per la comunità di San Rocco di Piegara che oggi alle 11 accoglierà il vescovo monsignor Giuseppe Zenti per la messa e la benedizione della nuova opera. Ne è autore Bruno Corradi, abile artigiano che rifiuta di definirsi artista, anche se i suoi lavori hanno tutte le caratteristiche delle opere d’arte. «Avevamo un portale da restaurare», racconta il parroco don Orfeo Massalongo, «e Bruno si è offerto di fare il lavoro con altri parrocchiani. Ha scelto di decorare ogni specchio della porta con sculture a soggetto naturalistico. Le due formelle più grandi e centrali ritraggono san Rocco, patrono del paese e san Carlo Borromeo, che tradizione vuole sia passato in Lessinia per recarsi al Concilio di Trento». «La struttura portante è in noce, i bassorilievi li ho scolpiti in rovere, un legno che riesce a conservarsi a lungo con il trattamento che gli ha fatto un falegname», spiega Corradi. La chiesa ha anche una tela di Lorenzo Berlafino del 1630, che riprende l’immagine di san Carlo orante che sembrerebbe confermare il passaggio del cardinale milanese in Lessinia, tant’è che qualcuno ci ha visto sullo sfondo i monti Purghestal e di Santa Viola. Ezio Bonomi, ricercatore di storia e tradizioni locali, cita quanto scritto da Attilio Benetti: «La leggenda del viaggio di san Carlo attraverso i Lessini per arrivare a Trento ha una sua traccia di verità in numerosi riferimenti: oltre a San Rocco di Piegara, la chiesetta dell’Olmo a Montorio, la chiesetta di Pigozzo, la Crose Mora di Velo, la chiesa di Camposilvano». Benetti cita la leggenda: il santo si era fermato a riposare a Camposilvano e aveva lasciato l’impronta di una sua mano sulla pietra del pozzo dove si era dissetato. Nei filò si raccontava che gli sgherri di luterani, che non lo volevano a Trento dove la Riforma sarebbe stata condannata dal Concilio, avevano l’ordine di bloccare a Podestaria, confine dei Lessini, due viandanti su un cavallo nero e uno bianco. Erano le cavalcature del santo e del suo servo, ma nella notte a Camposilvano i due cavalli vennero decapitati. Il santo ordinò al servo di accostare le due teste al collo dei cavalli e costui, nel buio, unì la testa bianca al cavallo nero e la nera a quello bianco, che si rimisero in piedi, mutati ma vivi. Quando si presentarono a Podestaria passarono così indisturbati, perché i cavalli non erano né bianco né nero. •

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