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Il ministro Costa: «I lupi non si abbattono»

Un lupo: 300 gli esemplari stimati sulle Alpi, 1.500 sugli Appennini
Un lupo: 300 gli esemplari stimati sulle Alpi, 1.500 sugli Appennini
Un lupo: 300 gli esemplari stimati sulle Alpi, 1.500 sugli Appennini
Un lupo: 300 gli esemplari stimati sulle Alpi, 1.500 sugli Appennini

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha inviato alla Conferenza Stato-Regioni il nuovo Piano per la conservazione e gestione del lupo: esso è in linea con quanto ha sempre sostenuto: «Nessun abbattimento controllato», com’era invece previsto dalla bozza del governo Gentiloni, «perché non serve», ha spiegato il ministro, «serve invece una strategia preventiva», che è stata condensata in 55 pagine e 22 azioni che illustrano l’approccio diversificato al problema. Ricordiamo che l’allora ministro Gian Luca Galletti sostenne la possibilità, come ultima soluzione, di abbattere i lupi nella misura del 5 per cento di quelli sul territorio nazionale, a patto che fossero rispettate determinate condizioni e azioni preventive, messe in campo precedentemente senza successo. Ma quel piano non arrivò mai alla firma, neppure in Conferenza Stato-Regioni, e ci fu una forte resistenza delle associazioni ambientaliste che congelò il progetto nel febbraio del 2017. Da allora, ci furono solo sporadiche iniziative delle Province autonome di Trento e Bolzano per gli abbattimenti selettivi, impugnate dal ministero. Nella nuova bozza restano valide tutte le azioni del Piano precedente salvo quella sugli abbattimenti: si prevedeva infatti che per il migliaio di lupi stimati sugli Appennini e il centinaio sulle Alpi, ci sarebbero stati al massimo una sessantina di abbattimenti l’anno, con l’esclusione di quei Comuni dove si fosse registrata mortalità illegale da bracconaggio nei tre anni precedenti. Questa azione viene stralciata e restano in vita le altre 22 previste dal Piano di conservazione che rafforza anche il ruolo del ministero dell’Ambiente sulla materia, sostenendo il monitoraggio del lupo per muoversi con dati più affidabili. L’ultimo campionamento stima che i lupi sulle Alpi siano passati da un centinaio di individui del 2017 a quasi 300, mentre sugli Appenni sono circa 1.500. Ma proprio le prime tre azioni previste dal Piano puntano a un monitoraggio scientifico della specie, per avere dati certi ed elaborare eventuali misure, anche per sensibilizzare con più informazione e comunicazione l’impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane sulla conservazione della specie. L’IDEA del ministro Costa è che serva «una prevenzione attiva e diversificata dei possibili conflitti», specie con gli allevatori. Perciò si confronta col ministero delle Politiche agricole per interventi innovativi in aree specifiche, anche ristrette, che vivano problematiche uniche, come avviene in altri Paesi europei. Uno dei casi potrebbe essere quello della Lessinia nella quale la Regione ha messo in campo, con il professor Marco Apollonio dell’Università di Sassari, un accordo di partecipazione a un progetto scientifico, per 180mila euro, per sperimentare nuovi metodi di gestione attiva del lupo in Veneto, attraverso catture e telemetria satellitare. Gli studiosi cioé collaborano per la cattura e il posizionamento del radiocollare a un certo numero di lupi (l’autorizzazione è per una decina ma saranno sufficienti un paio di esemplari) non solo per studiarne il comportamento nel branco, ma anche per prevenire possibili attacchi ad animali domestici di allevamento con sistemi innovativi di allerta, quali «virtual fences» (recinti virtuali) e «rag boxes» (dissuasori ad impulsi), in caso di avvicinamento del branco a determinate aree sensibili della Lessinia. •

Vittorio Zambaldo

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