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Ca’ Vecchia, la Progeco chiede di ampliarla

Una veduta di Ca’ Vecchia di una trentina d’anni fa
Una veduta di Ca’ Vecchia di una trentina d’anni fa
Una veduta di Ca’ Vecchia di una trentina d’anni fa
Una veduta di Ca’ Vecchia di una trentina d’anni fa

«Altri 745.000 metri cubi di rifiuti che vanno ad aggiungersi ai 1.536.077 già autorizzati su una superficie di ben 22 ettari». L’annuncio di una nuova possibile estensione della discarica alle porte di città, San Martino Buon Albergo, Zevio e San Giovanni Lupatoto arriva dal consigliere comunale, Michele Bertucco di Verona e sinistra in Comune. L’esponente ambientalista si riferisce ad una domanda per il rilascio dell’autorizzazione all’ampliamento dell’attività, presentata dalla «Progeco ambiente spa» cone sede a Gavardo nel Bresciano. L’area del progetto risulta raggiungibile dalla tangenziale sud e da questa a via Sasse fino all’ingresso nell’impianto. L’istanza della società bresciana è stata depositata il 4 marzo scorso negli uffici dell’assessore all’ambiente della Regione ed è stata trasmessa allo stesso settore del Comune di San Martino Buon Albergo dove ha sede la discarica. La richiesta dell’azienda bresciana è quella di aumentare l’attività del 50 per cento su quel sito. «Ora i Comuni interessati devono dare il parere negativo alla Via, la Valutazione d’impatto ambientale regionale», esorta Bertucco, rivolgendosi alle giunte dei quattro Comuni coinvolti nel progetto. L’area, inserita nel progetto di bonifica e successivo ampliamento dell’impianto, riporta la relazione della società bresciana, è destinata attualmente in parte allo stoccaggio di materiali tecnici a servizio dell’impianto e in parte è occupata dai capannoni dell’impianto «Adige ambiente srl». Attualmente l’attività della Progeco riguarda lo smaltimento dei rifiuti speciali derivanti dalle attività industriali quali fanghi, residui di lavorazione industriale, terre da bonifica, non pericolosi e pericolosi stabili. Contestualmente l’azienda ha svolto anche la bonifica ambientale che a partire dal 2000 ha coinvolto più settori dell’area su cui si trova la discarica. L’azienda poi insiste sulla presenza di un sistema di impermeabilizzazione dell’intera discarica che verrà poi esteso anche nella parte ampliata, oggetto della richiesta della Progeco spa depositata alla Regione. La decisione a Venezia si fonderà anche sul parere dei Comuni coinvolti dall’istanza anche se, fa sapere Bertucco, «a tutt’oggi, non è stata ancora fissata una scadenza entro la quale deve arrivare sui tavoli della giunta l’orientamento delle quattro giunte». È la stessa azienda bresciana poi a prevedere un passaggio medio di 39 camion al giorno nelle varie fasi di realizzazione della parte nuova della discarica necessari per il trasporto del materiale necessario per l’ampliamento della discarica. LE CONTESTAZIONI. . «La nuova gigantesca buca», fa sapere Bertucco, «avrebbe una vita prevista di sette anni e mezzo e si inserisce in un’intricata procedura di pretesa bonifica, iniziata negli anni ottanta». L’esponente ambientalista sottolinea poi che «le amministrazioni potranno facilmente rendersi conto che la nuova richiesta non è altro che l’ennesimo tentativo di continuare a sfruttare, riempiendolo di rifiuti pericolosi un territorio già fragile che, invece, è indispensabile preservare da ulteriori traumi». Il motivo è presto detto: «Siamo in un’area di ricarica degli acquiferi». E c’è il pericolo che i rifiuti possano attingere alle sorgenti di acqua, inquinandole, nonostante le rassicurazioni della stessa Progeco spa, riportate nella relazione depositata a Venezia. Come se non bastasse, ricorda Bertucco, in quella zona c’è già una richiesta «di delocalizzazione di attività siderurgica per il recupero di materiali metallici pericolosi presentata a suo tempo di «Adige ambenti» e il progetto di Revamping per Ca’ del Bue con il miglioramento degli impianti». L’esponente ambientalista ricorda, infine, che queste condizioni estremamente critiche avevano spinto «l’amministrazione Tosi a dare un parere negativo alla precedente richiesta di ampliamento». •

Giampaolo Chavan

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