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Svolta storica con il contratto di lago

Il tavolo dei relatori in occasione della firma del contratto del lago
Il tavolo dei relatori in occasione della firma del contratto del lago
Il tavolo dei relatori in occasione della firma del contratto del lago
Il tavolo dei relatori in occasione della firma del contratto del lago

Non si prenderanno mai più decisioni solo dall’alto, ma saranno concordate attraverso l’istituzione di una «Governance dell’intero bacino gardesano». E come si può fare? Si può concretizzare con la promozione di processi partecipativi alle decisioni da parte di Comuni, enti pubblici e privati che gravitano sulle tre sponde del Garda. È questo l’obiettivo prioritario del «Contratto di lago per il futuro del bacino benacense», documento firmato pochi giorni fa a Peschiera del Garda dai primi 24 sindaci o loro delegati rappresentanti i Comuni dell’area gardesana. Il «patto» è stato delineato prendendo come esempio i già esistenti contratti di fiume. GLI OTTO PILASTRI. Il contratto di lago è fondato su otto pilastri che ne definiscono finalità e campi d’azione, all’interno dei quali saranno sviluppati progetti specifici. Il primo è il supporto alla realizzazione del nuovo collettore del Garda. Il secondo riguarda il monitoraggio e l’individuazione degli agenti inquinanti nelle acque del lago. C’è poi come terzo obiettivo quello di inserire tre rappresentanti gardesani, uno per regione, nella commissione prevista nel protocollo sottoscritto nel 2013 per la gestione dei livelli del lago. Così come si vuole introdurre un rappresentante gardesano nel gruppo decisorio che gestisce l’apertura della galleria Adige-Garda tra Mori e Torbole. Il motivo? Si legge nel contratto, «il territorio sia sempre informato e non rivesta un mero ruolo passivo». E ancora: si punta ad analizzare e e monitorare la flora e fauna lacustre per tutelare i canneti e ripopolare le specie ittiche autoctone in sofferenza o scomparse. C’è poi la sanificazione di motoscafi e natanti turistici che arrivano sul lago per evitare l’introduzione di specie aliene pericolose per l’ecosistema lacustre. Come ultimo snodo, c’è infine l’istituzione di un osservatorio del paesaggio e attenzione al consumo di suolo in particolare lungo le fasce costiere. MOMENTO STORICO. Oltre ai rappresentanti dei Comuni che hanno già formalizzato l’adesione (per ora dell’area veronese, bresciana e mantovana ma è pervenuto l’impegno dei trentini a proseguire il percorso) il momento definito «storico» è stato introdotto dai presidenti della Comunità del Garda Mariastella Gelmini, di Azienda gardesana servizi Angelo Cresco, di Garda Uno Mario Bocchio e di Ats Garda ambiente Giovanni Peretti, dall’assessore regionale del Veneto Elisa De Berti, dalla sindaca e dall’assessore di Peschiera Orietta Gaiulli e Filippo Gavazzoni. Il contratto, ha spiegato Gelmini, «è un metodo condiviso di gestione e tutela del patrimonio del lago di Garda, ma anche un passo avanti per il nuovo progetto del collettore», che implica «l’assunzione di responsabilità» e la «possibilità di partecipare alle decisioni» da parte dei firmatari, ragionando «in termini di comprensorio e area vasta», ovvero superando le divisioni regionali e provinciali che da decenni caratterizzano un lago tripartito nella gestione. «Per la prima volta i Comuni di province diverse hanno capito che il lago non ha confini», ha sottolineato Cresco, «con questa firma si è sancito che i problemi del lago riguardano tutti e non solo una parte». GLI OBIETTIVI. Grazie all’impegno formale e alla volontà di essere uniti, è stato evidenziato, sarà inoltre più facile ottenere finanziamenti per attuare i progetti che verranno definiti con l’apporto e i suggerimenti dei sottoscrittori. Il passo successivo sarà la firma da parte delle province e delle tre regioni, con l'appoggio già arrivato dal Veneto attraverso l’assessore De Berti e il consigliere Enrico Corsi. Negli interventi che hanno preceduto la firma si è parlato del collettore fognario (per la sponda veronese, ha ribadito Cresco, l’obiettivo è partire con i primi lavori entro aprile), lanciando un messaggio a distanza ai Comuni bresciani dell’entroterra che si oppongono alla realizzazione sul proprio territorio dei depuratori per sgravare quello di Peschiera. Anche perchè i tempi stringono. «Il lago non finisce a Padenghe o Soiano, il Garda è un bacino di acqua potabile per tutto il nord Italia», ha ammonito Bocchio. Nonostante la bontà dei propositi contenuti nel contratto non mancano le perplessità, come ha confermato il Comune di Castelnuovo non partecipando all’incontro. «Sono sicuro che quando avremo modo di spiegare al sindaco di Castelnuovo come si realizza il contratto, tutte le resistenze cadranno», ha commentato a margine della firma l’assessore arilicense Filippo Gavazzoni, che ha collaborato alla stesura del documento, «Comunità del Garda, Ats Garda ambiente, Ags e Garda. Uno sono i mezzi attraverso cui raccogliere le idee di noi amministratori e realizzarle». •

Katia Ferraro

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