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Nuovo collettore, conto alla rovescia

Il convegno all’Ordine degli ingegneriMichele Cimolini e Andrea Falsirollo FOTOSERVIZIO AMATOLorenzo Albi
Il convegno all’Ordine degli ingegneriMichele Cimolini e Andrea Falsirollo FOTOSERVIZIO AMATOLorenzo Albi
Il convegno all’Ordine degli ingegneriMichele Cimolini e Andrea Falsirollo FOTOSERVIZIO AMATOLorenzo Albi
Il convegno all’Ordine degli ingegneriMichele Cimolini e Andrea Falsirollo FOTOSERVIZIO AMATOLorenzo Albi

Rispetto alla versione preliminare, il progetto definitivo del nuovo collettore fognario del lago di Garda – relativamente alla sponda veronese – presenta più tratti di tubazione posata lungo la costa (come ora) anziché nel primo entroterra rappresentato dalla strada Gardesana orientale (Sr249). Azienda gardesana servizi Spa (la partecipata dei 20 Comuni dell’area gardesana veronese che gestisce acquedotti e fognature) assieme al progettista dell’opera (il raggruppamento temporaneo di imprese guidato dalla capogruppo HMR Ambiente srl di Padova) ha effettuato una «valutazione tecnico-socio-economica approfondita del migliore percorso del collettore» valutando lo «spostamento del percorso, ove possibile, lungo la costa anziché lungo la strada Gardesana». Passaggi scritti nelle grafiche illustrate ieri dall’ingegner Michele Cimolini, coordinatore dell’area Progettazione di Ags, durante il convegno «Stato del lago di Garda 2019» che si è tenuto all’Ordine degli ingegneri di Verona, organizzato dalla commissione ambiente dell’ Ordine in collaborazione con Legambiente Verona e Ags. Filo conduttore del convegno, in cui si è parlato di qualità delle acque e delle rive, di trasformazione del paesaggio gardesano e dell’inversione di rotta necessaria per preservarlo, è stato proprio il nuovo collettore, della cui necessità si parla da anni. Ieri è stato anticipato il progetto definitivo, che deve ancora ottenere l’approvazione: servirà quella del Consiglio di amministrazione di Ags (prevista tra un paio di settimane) poi quella del Consiglio di bacino veronese, al termine dei 90 giorni previsti dalla normativa per la condivisione in conferenza dei servizi con tutti i soggetti istituzionali interessati dall’opera, quindi dovrà passare l’esame della Regione. L’avvio dei lavori, annunciato in modo ottimistico per l’inizio del 2020, slitterà inevitabilmente considerando la fase dell’appalto dei lavori. Quanto alla scelta progettuale di rimanere lungo le coste, in apertura del convegno Lorenzo Albi (Legambiente) aveva ammonito: «Se il collettore non ricadrà distante dall’ambito lacuale sarà un errore enorme, come è stato fatto negli anni Ottanta e Novanta quando si è costruito l’attuale impianto». ANCHE PER QUESTO la proposta avanzata è stata di predisporre «uno studio di impatto ambientale sulla nuova opera, anche se la normativa in materia esonera da questo obbligo gli impianti di collettamento». Una valutazione necessaria, ha rincarato Albi, «per ridurre le conflittualità con i territori, che comunque ci saranno». «I progettisti hanno verificato metro per metro le problematiche che la posa delle tubazioni in ghisa nel sedime della Gardesana potevano presentare», ha spiegato il direttore di Ags Carlo Alberto Voi, «non è stata scelta la soluzione più facile, ma quella più fattibile: potevamo pensare di posare 55 chilometri di tubazioni sotto la strada, ma i costi sarebbero stati quattro volte tanto rispetto a quelli preventivati nel progetto preliminare (85 milioni di euro per la sponda veronese, ndr)». Il direttore ha definito «eccessiva» la presa di posizione di Albi: «Non siamo qui per fare disastri ambientali, ma per ottenere il massimo con le risorse che abbiamo». L’attenzione al progetto è alta anche da parte dell’Ordine degli ingegneri: «Vogliamo affrontare dal punto di vista tecnico le grandi opere che interessano il territorio, per dare contributi concreti alla loro realizzazione», ha detto il presidente dell’Ordine, Andrea Falsirollo, «le eventuali osservazioni verranno fatte dopo la presentazione del progetto definitivo». Al progetto preliminare del nuovo collettore si è iniziato a lavorare nel 2014 con l’obiettivo di eliminare le condotte sub-lacuali (in particolare la Toscolano Maderno-Torri, che convoglia i reflui bresciani al depuratore di Peschiera). Nel nuovo progetto solo Sirmione e Desenzano resteranno in carico al depuratore di Peschiera, che scarica nel Mincio. •

Katia Ferraro

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