<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Droga porta a porta, le accuse ai fratelli

L’inchiesta sul giro di spaccio gestito dai fratelli Rafki è stata condotta dai carabinieri di Peschiera
L’inchiesta sul giro di spaccio gestito dai fratelli Rafki è stata condotta dai carabinieri di Peschiera
L’inchiesta sul giro di spaccio gestito dai fratelli Rafki è stata condotta dai carabinieri di Peschiera
L’inchiesta sul giro di spaccio gestito dai fratelli Rafki è stata condotta dai carabinieri di Peschiera

Spaccio continuo: tutti i giorni i fratelli Rafki consegnavano droga ai loro clienti in alcuni casi fino a sei acquirenti nel giro di 24 ore. I carabinieri della compagnia di Peschiera hanno tenuto sotto controllo i fratelli Mohamed e Abderrahim Rafki di 35 e 32 anni, per due mesi tra il settembre e il novembre dello scorso anno. Tutti i giorni i militari hanno intercettato centinaia di telefonate, hanno scoperto i luoghi dello spaccio, i prezzi delle dosi, i nomi degli acquirenti, le lamentele e i tentativi di depistarli, ricostruendo così la rete dello spaccio che si estendeva tra Peschiera, Castelnuovo, Lazise e Bardolino. E alla fine, li hanno arrestati il 5 novembre dello scorso anno per uno solo degli episodi di spaccio, in attesa di chiudere il cerchio su tutti le altre centinaia di episodi. E così mentre i fratelli Rafki hanno chiuso per quell’episodio di spaccio di undici mesi fa con una condanna due mesi 8 mesi e venti giorni di reclusione, letta il 15 maggio scorso, ora gli si apre la prospettiva di dover rispondere di centinaia di episodi di spaccio avvenuto tra l’estate e il novembre dello scorso anno. Una prospettiva tutt’altro che piacevole per i due nordafricani che nei giorni scorsi tramite l’avvocato Simone Bergamini, hanno presentato un’istanza di liberazione al tribunale del riesame di Venezia. Di più, il difensore stronca l’inchiesta: «Qui c’è più droga parlata che trovata» afferma il legale, riferendosi ai soli 30 grammi di droga rinvenuta nella casa dei suoi assistiti, in occasione dell’arresto del 5 novembre 2018 oltre ai sequestri effettuati a tre acquirenti subito dopo l’acquisto dello stupefacente tra il 23, 29 ottobre e il 9 novembre 2018. Nel frattempo, per i Rafki è stata disposta la misura cautelare dei domiciliari nella loro casa di Peschiera del Garda dove risiedono da tempo così come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice Raffaele Ferraro. L’INDAGINE. L’indagine certosina dei carabinieri di Peschiera inizia il 14 agosto 2018 dai militari del Nucleo radiomobile di Peschiera quando viene fermata ed identificata una veronese nella sua autovettura Polo. La giovane stava consumando una dose di cocaina nelle vicinanze di Peschiera. L’acquirente non tergiversa, racconta di aver acquistato la droga da un marocchino che le era stato presentato da un’amica, sposata con il fratello dello straniero. Sarà proprio lei ad aprire il sipario su un giro vorticoso di droga con l’identificazione di 17 clienti, non indagati, centinaia di episodi di spaccio. Lo fa consegnando ai militari il numero del cellulare del suo spacciatore. Un gioco da ragazzi per i militari dell’Arma mettere subito sotto controllo quel cellulare e iniziare a seguire ogni sua mossa. L’IDENTIFICAZIONE. Si risale così all’identità di Abderrahim Rafki, 32 anni, fratello di Mohamed e viene individuata anche la loro auto, una Fiat Punto blu, vecchio modello. Partono le intercettazioni. Emergono così i nomi dei clienti poi sentiti in qualità di testimoni dopo l’arresto dei due fratelli. Emerge così lo spaccato della vita dei due spacciatori, diventati una sorta di «riders» dello spaccio, costretti com’erano a girare su tutta la sponda del basso garda a consegnare lo stupefacente tra bar, parcheggio di centri commerciali e poi a casa degli stessi clienti. I carabinieri monitorano tutto, ricostruiscono passo per passo la loro attività. I CLIENTI. E spuntano così dalle intercettazioni anche i profili dei clienti disposti a pagare le dosi di cocaina tra i 30 e i 90 euro in un caso anche per due volte in un giorno. Ce n’è per tutti i gusti. Il cuoco, prima di tutto. Lavora in un ristorante sul lago di Garda. È uno dei più assidui clienti dei Rafki. Il suo nome compare molte volte nelle intercettazioni telefoniche. Si fa portare le dosi anche nel ristorante ma prima delle 19.30 perchè poi arriva il titolare e non può più uscire dalla cucina. Nell’interrogatorio reso il 25 novembre 2018, il cuoco riferisce di aver acquistato dai fratelli per due o tre volte alla settimana «previ accordi telefonici con messaggi in codice (vedi articolo qui sotto), pagandola tra i 30 e i 50 euro a dose. C’è poi la cassiera di una delle tante attrazioni presenti sul lago di Garda insieme al suo compagno. Anche lei compare con il marito più volte nelle intercettazioni telefoniche, raccolte dai carabinieri di Peschiera. Anche loro acquistavano una o due dosi a settimana al prezzo di 50 euro all’una. L’hanno raccontato ai carabinieri dopo l’arresto dei fratelli Rafki. C’è poi anche un dirigente d’azienda che acquista le dosi di coca a 50 euro alla dose. L’ha acquistato per 50 occasioni da alcuni mesi, riporta l’ordinanza per un totale di 80 dosi. Le comprava anche per un suo amico fino a indebitarsi nei confronti dei fratelli fino a 2.800 euro mai più restituiti. RISCHI E LAMENTELE. Anche la vita dello spacciatore ha parecchi lati negativi così come emerge dalle decine di telefonate intercettate dai carabinieri. Non si contano le chiamate di clienti che si lamentano per la pessima qualità della cocaina ricevuta nelle loro tante consegne. La soluzione? Molto spesso i Rafki rimediano con il «regalino» come viene citato nelle telefonate ovvero una dose di cocaina gratuita. Ma il «regalino» viene chiesto molto spesso dagli stessi acquirenti quando comprano dalle 4 o 5 dosi e chiedono, quindi, di averne una gratis. Nei colloqui tra spacciatore e cliente, poi non mancano anche momenti di tensione. Succede quando l’acquirente parla esplicitamente senza rifarsi ai codici concordati con gli spacciatori. A richiamare all’ordine è sempre Mohamed Rafki, invitando il suo interlocutore a rientrare nei termini stabiliti per evitare di finire nei guai. Ma queste precauzioni sono inutili: i due Rafki sono stati scoperti e arrestati e ora si trovano ai domiciliari. •

Giampaolo Chavan

Suggerimenti