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Da paciere ad assassino del collega

La casa di via Ronchi a Pastrengo  dove si è verificato l’omicidio del romeno di 48 anni  due pomeriggi fa: i due protagonisti erano ubriachi La casa dei dieci romeni ora è stata posta sotto sequestro per poter effettuare altre eventuali verifiche
La casa di via Ronchi a Pastrengo dove si è verificato l’omicidio del romeno di 48 anni due pomeriggi fa: i due protagonisti erano ubriachi La casa dei dieci romeni ora è stata posta sotto sequestro per poter effettuare altre eventuali verifiche
La casa di via Ronchi a Pastrengo  dove si è verificato l’omicidio del romeno di 48 anni  due pomeriggi fa: i due protagonisti erano ubriachi La casa dei dieci romeni ora è stata posta sotto sequestro per poter effettuare altre eventuali verifiche
La casa di via Ronchi a Pastrengo dove si è verificato l’omicidio del romeno di 48 anni due pomeriggi fa: i due protagonisti erano ubriachi La casa dei dieci romeni ora è stata posta sotto sequestro per poter effettuare altre eventuali verifiche

Da paciere ad assassino. Il passo è breve quando è la rabbia a farla da padrone nella mente alterata dall’alcol. È quello che è successo a Nicolae Celmare, 64 anni, una vita vissuta in Romania e ora, forse, un futuro lungo diversi anni da trascorrere tra le sbarre di un carcere italiano. Il bracciante agricolo è accusato di omicidio volontario ed è in carcere a Montorio dopo aver reso ampia confessione nella notte nella caserma dei carabinieri di Peschiera. Domani alle 11, si svolgerà l’interrogatorio di garanzia in carcere davanti al gip Marzio Bruno Guidorizzi ed è già stata disposta l’autopsia dello sfortunato quarantottenne. Nel pomeriggio di venerdì 2, Celmare ha ucciso il connazionale E.C., 48 anni, con tre coltellate: una all’addome, una alla gola e l’ultima alla nuca. L’ha aggredito nella casa, ora posta sotto sequestro dalla procura, che condivideva con altri nove connazionali in via Ronchi a Pastrengo. Sono tutti lavoratori agricoli stagionali, arrivati solo un paio di settimane fa a Pastrengo per lavorare alla vendemmia. L’indagato non sa una parola d’italiano e ieri, durante l’interrogatorio con il pm di turno Carlo Boranga, ha partecipato anche l’interprete di romeno. Il racconto di Nicolae Celmare, difeso dall’avvocato Matteo Destri, è stato lineare e, riferisce chi ha partecipato al colloquio con il sostituto procuratore e due carabinieri, il suo atteggiamento è stato collaborativo. Il pomeriggio di tensione nella casa di Pastrengo inizia un paio d’ore prima dell’omicidio quando la futura vittima e suo fratello litigano violentemente. Tra i due volano pugni e schiaffi fino a quando Nicolae Celmare interviene, separa i due contendenti e seda definitivamente la lite. Sembra che sia tornata la pace in quella casa in via Ronchi a Pastrengo, funestata da continue liti e urla all’ordine del giorno come riferiranno poi i vicini ai carabinieri. Purtroppo, però, la calma è solo apparente. In realtà, il quarantottenne non ha digerito l’intervento del connazionale durante la lite con il fratello. Si ritira, comunque, nella sua stanza ma lo fa con una lattina di birra. Che poi diventano due, tre forse quattro. L’alcol non fa altro che ingigantire l’irritazione di E.C.. È arrabbiato con il fratello con il quale se le sono date di santa ragione. Ma l’ira è rivolta anche a chi è intervenuto e ha interrotto la lite. Voleva regolare definitivamente i conti con il fratello e il paciere. La rabbia si trasforma in furia, il quarantottenne non riesce a dominarla. Trova come unica via d’uscita in quel momento di annebbiamento della mente solo un coltello. Lo impugna, scende in cucina dove trova Celmare e il fratello. È proprio lui ad avvisare il connazionale che il parente lo sta aggredendo alle spalle. Celmare non si fa prendere alla sprovvista. Schiva la coltellata e riesce a strappare l’arma dalle mani del connazionale. Ora è Celmare in preda alla sua rabbia. «Mi sono difeso», avrebbe raccontato al pm Boranga, e colpisce il quarantottenne con il coltello che si era procurato la stessa vittima. Sferra tre colpi che non lasciano scampo al quarantottenne. La vittima si piega, rantola, inizia a perdere sangue, cade finisce sul pavimento dove si forma una pozza di sangue e nel giro di pochi attimi, il suo cuore smette di battere. È lo stesso Celmare a rendersi subito conto della gravità della situazione. Invita il fratello della vittima a chiamare i soccorsi e i carabinieri. Il sessantaquatreene ha raccontato ai militari che non è fuggito. È rimasto in casa con il coltello in mano ad attendere l’arrivo dei militari. Una volta arrivati, è ancora la versione del romeno, ha consegnato il coltello utilizzato per uccidere il connazionale. Ha anche teso le braccia in avanti per farsi subito ammanettare. Poi è salito sull’auto dei carabinieri e ha atteso il trasferimento nella caserma di Peschiera dove di lì a poco sarà sentito dal pm Boranga. Nel frattempo, i militari sentono a verbale i coinquilini dei due protagonisti. Si fanno raccontare ciò che è successo nella casa in via Ronchi. Ora tutti i verbali sono nelle mani del pm Boranga che ha chiesto la convalida dell’arresto al gip dopo aver disegnato il quadro dell’omicidio nella sua richiesta di custodia cautelare in carcere per Celmare. •

Giampaolo Chavan

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