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Cane ucciso da un cinghiale «Pericolosi anche per l’uomo»

L’aumento dei cinghiali può andare dal 90 al 180 per cento in un solo anno
L’aumento dei cinghiali può andare dal 90 al 180 per cento in un solo anno
L’aumento dei cinghiali può andare dal 90 al 180 per cento in un solo anno
L’aumento dei cinghiali può andare dal 90 al 180 per cento in un solo anno

Un cane è stato aggredito e ucciso da un cinghiale. Il fatto è accaduto a pochi passi dal centro di Lumini. A rivelarlo è Simone Finotti, veterinario e presidente del gruppo cacciatori del comprensorio di San Zeno di Montagna che conta ottanta soci. «Il setter inglese del cacciatore Dino Pellegrini», racconta Finotti, «stava effettuando un allenamento in una zona boschiva a circa trecento metri dall'abitato della frazione di San Zeno, alle pendici del monte Belpo. Ad un certo punto il cane da ferma è entrato in un cespuglio, il padrone l'ha sentito guaire e quando è accorso ha trovato l'animale con un profondo taglio sul collo e con la carotide recisa. La ferita letale non gli ha lasciato scampo: è morto dissanguato in pochi istanti». «È stato senz'altro un cinghiale, non ci sono dubbi, anche perché è stato sentito il suo tipico grugnito», assicura Finotti. Che precisa: «Il setter è un cane da ferma e quindi non attacca. Non era quindi una battuta di caccia, stava solo facendo una tranquilla “sgambata” in compagnia del proprio padrone. Con ogni probabilità nel cespuglio si è trovato di fronte il cinghiale e quindi è stato attaccato». Dopo l'episodio per il veterinario non si possono escludere pericoli anche per l'uomo. «Nell'area attorno al Monte Belpo si allenano spesso anche appassionati di parapendio, ma è frequentata pure da escursionisti. Potrebbero esserci quindi incontri ravvicinati anche con le persone. Non c'è da stare tranquilli». A parte quest'ultimo episodio, sul Baldo in molti sono preoccupati dalla continua e incontrollata proliferazione dei cinghiali che da anni stanno devastando il territorio, anche fino a 1.700 metri di quota. I grossi mammiferi, in continua ricerca di cibo, con le possenti zanne arano decine e decine di ettari di terreno, sollevando grosse zolle di terra compromettendo interi pascoli e prati tra le numerose malghe presenti in quota e minacciando anche la delicata e preziosa flora del Baldo, definito non a caso «Hortus Europae», famoso anche per la sua straordinaria biodiversità. Secondo Finotti, inoltre, la presenza degli ungulati è così massiccia e in crescita che potrebbe creare problemi anche alla viabilità. Gli animali selvatici, transitando da una vallata dall'altra rischiano di provocare anche incidenti stradali. La situazione si aggrava di anno in anno. «Stiamo assistendo ad una crescita esponenziale con un incremento degli esemplari che può andare dal 90 al 180 per cento in un solo anno, con gruppi formati anche da sessanta, settanta capi», afferma Finotti. Che poi sottolinea un'altra questione: «Il problema è enorme ed è acuito dal fatto che i cinghiali non possono essere cacciati. È concesso solo un contenimento. Ma le trappole non funzionano. Se ne riescono a catturare troppo pochi. In Lessinia invece», osserva, «si possono abbattere. Quest'anno è stato permesso di «prelevare» fino a ottocento esemplari. Anche sul Baldo devono offrirci la stessa possibilità, altrimenti sarà una catastrofe. La Provincia e la Regione possono, anzi, devono intervenire da subito». Dello stesso avviso è Simone Campagnari, presidente del Consorzio di Tutela del Marrone di San Zeno Dop, sempre più preoccupato: «La situazione è peggiorata. Lo scorso anno a causa dei cinghiali abbiamo perso circa il 15 per cento del raccolto di marrone (in totale si sono ottenuti 220 quintali di prodotto dop, di cui 150 quintali certificati biologici, ndr), ma alcune aziende si sono viste dimezzare i volumi per le razzie degli animali selvatici». Per quest'anno la stagione di castagne e marroni, che partirà tra l'inizio e la metà di ottobre, promette bene. «Ma «per salvare il raccolto serve intervenire fermando in qualche modo i cinghiali. Non c'è un attimo da perdere: non c'è nemmeno un mese di tempo», sottolinea. Cesare Magalini, vice direttore di Coldiretti Verona, ricorda: «I diversi incontri effettuati assieme alla Provincia per cercare di arginare il fenomeno. Ora con spirito collaborativo, in sinergia anche con i cacciatori, è necessario studiare piani mirati per contenere la presenza degli ungulati». •

Emanuele Zanini

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