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Tragedia della solitudine anziani trovati nel canale Lei soffriva di Alzheimer

Carabinieri e vigili del fuoco lungo il canale Sava dove sono stati recuperati i corpi degli anzianiIl canale Sava: coppia di coniugi si è lasciata cadere in acqua il primo maggio
Carabinieri e vigili del fuoco lungo il canale Sava dove sono stati recuperati i corpi degli anzianiIl canale Sava: coppia di coniugi si è lasciata cadere in acqua il primo maggio
Carabinieri e vigili del fuoco lungo il canale Sava dove sono stati recuperati i corpi degli anzianiIl canale Sava: coppia di coniugi si è lasciata cadere in acqua il primo maggio
Carabinieri e vigili del fuoco lungo il canale Sava dove sono stati recuperati i corpi degli anzianiIl canale Sava: coppia di coniugi si è lasciata cadere in acqua il primo maggio

Una grande tragedia della disperazione, della devozione e della solitudine. La paura, dopo una vita passata assieme, di morire «per primo» e lasciare il coniuge, malato grave, senza supporti. Dunque un dramma dell’amore che ripropone il grave problema dell’assistenza ai malati. È questa la prima lettura che viene data della doppia tragedia avvenuta ieri nel Veronese. Avevano 89 e 78 anni, i due coniugi trovati annegati e i cui corpi sono stati ripescati dai vigili del fuoco il primo maggio nel canale Sava, ex Enel, vicino a Zevio. Li chiameremo Giovanni e Maria, quest’uomo e questa donna che hanno deciso di farla finita dopo anni difficilissimi alle spalle. Lei, gravemente malata di Alzheimer da anni, lui che ormai si rendeva conto che non aveva più la forza di continuare ad assisterla. E temendo che la moglie gli sarebbe sopravvissuta, temendo per lei anni peggiori di quelli che avevano passato insieme, hanno deciso il gesto estremo. O molto più probabile, ha deciso lui. Perché era lui, da anni, a dover prendere qualsiasi decisione. La mente di lei aveva ormai pochissimi sprazzi di lucidità. La coppia di pensionati non ha figli, hanno soltanto dei nipoti, con i quali avevano buoni rapporti. Nemmeno loro immaginavano che lo zio avesse raggiunto questa soglia di disperazione. Mercoledì, il proprietario di un appezzamento di terreno è passato nei pressi dell’auto posteggiata in via Boscaglia, a Zevio. Lì per lì non ci ha fatto molto caso: la giornata era soleggiata e ha pensato che qualcuno avesse deciso di fare una passeggiata. Ma quando verso sera è ripassato dallo stesso punto e ha notato ancora quell’auto ferma nella stessa posizione si è insospettito. Si è avvicinato a controllare e ha visto due paia di scarpe, una di foggia maschile e una femminile, posizionate a terra. Affiancate l’una all’altra. In ordine. Le storie delle persone, di ciascuno di noi, alle volte si svelano attraverso piccoli gesti. Quelle scarpe lasciate in fianco all’auto, le une vicine alle altre, sono un ulteriore gesto di rispetto di Giovanni nei confronti di Maria. Lui che per anni quei gesti li aveva ripetuti, prendendosi cura di quella moglie che era diventata di nuovo bambina e alle volte neanche lo riconosceva più confondendolo per quel figlio mai avuto, o per i genitori deceduti da anni. Dopo aver posteggiato l’auto in quella strada di campagna - è la ricostruzione più attendibile - Giovanni con la sua Maria si sono diretti verso la sponda del canale. Dove successivamente si sono lasciati cadere nell’acqua gelida. Pochi minuti, e poi la morte ha abbracciato entrambi. Ma la corrente d’acqua ha fatto quello che nemmeno la malattia era riuscita a fare: li ha separati. Non per molto, ora sono ancora assieme. Quando il contadino, nello stesso giorno, è ripassato da quel luogo, oltre alle scarpe ha visto anche un foglietto lasciato all’interno dell’auto chiusa a chiave. C’erano un paio di numeri di cellulare. L’agricoltore ha subito chiamato i carabinieri, che a loro volta hanno allertato i vigili del fuoco. Il primo pensiero è stato quello di controllare alle griglie, quelle che servono per impedire che grossi detriti arrivino dentro alla centrale elettrica. Imprigionata nelle griglie c’era Maria. È bastato controllare il cassone, e là giaceva Giovanni. Entrambi vestiti, entrambi con addosso i loro modesti gioielli, lei ancora con la sua collanina d’oro appesa al collo. Il fatto che l’agricoltore abbia trovato l’auto subito ha impedito che la corrente e il tempo facessero scempio di quei corpi che sono stati portati all’istituto di Medicina legale dove ieri sono stati sottoposti all’esame esterno: non sono emersi segni di violenza. I carabinieri sono stati a fare un sopralluogo anche a casa della coppia. Nessun biglietto d’addio. La casa in ordine. Perché Giovanni da sempre voleva che la casa fosse a posto. Così come in passato la teneva Maria. Ora le salme sono a disposizione dei familiari per il funerale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Vaccari

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