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Tornado, danni per 4-5 milioni

Vigneti abbattuti in mezz’ora di uragano nel pomeriggio di sabato 29 agosto
Vigneti abbattuti in mezz’ora di uragano nel pomeriggio di sabato 29 agosto
Vigneti abbattuti in mezz’ora di uragano nel pomeriggio di sabato 29 agosto
Vigneti abbattuti in mezz’ora di uragano nel pomeriggio di sabato 29 agosto

In campagna un danno tra i 4 e i 5 milioni di euro: è la stima uscita dal tavolo che, su iniziativa del Consorzio di tutela del Soave, ha riunito il settore dopo il tornado del 29 agosto. Sono 120 le aziende agricole i cui impianti sono stati abbattuti sui 150 ettari di vigneto che, all'incirca, costituiscono l'areale più pesantemente colpito. Ad avere la peggio sono stati i vigneti della Denominazione del Soave ma nel conto entrano anche alcuni ettari di ciliegio e olivo. Tante le voci rappresentate attorno al tavolo tecnico: Alberto Zannol (direttore della Direzione agroalimentare della Regione), Marco Passadore (commissario) con Luca Furegon e Lisa Burlinetto per l'Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura (Avepa), Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Confcooperative, i Consorzi di difesa Codive e Codipa, presidenti e direttori di Cantina di Soave e di Cantina di Monteforte d'Alpone. Dalla mappatura della zona colpita, la tromba d’aria ha di fatto attraversato l’intera denominazione da sud ovest a nord est partendo da Caldiero fino a Brenton di Roncà e toccando Costeggiola, Castelcerino e Montecchia di Crosara. «In questo percorso», sono le conclusioni dell'incontro, «la tromba d’aria ha compromesso la stabilità di alcuni vigneti lambendo a nord l’area del Soave Classico. La zona interessata dal fortunale in modo più importante è stata quella dei Colli Scaligeri che va da Castelcerino Nord a Campagna Bassa-Fiorani-Castello di Montecchia per una fascia larga tra i 300 e i 500 metri». Il cuore del disastro sta qui, con un superficie di circa 150 ettari di vigneto sui quali «inventare» una vendemmia d'emergenza. «In termini assoluti», spiegano dal Consorzio, «per la Denominazione il danno alle strutture interessa il 2 per cento delle superfici totali con una perdita produttiva che appare estremamente limitata». All'intraprendenza degli uomini di vigna va il pensiero di Sandro Gini, presidente del Consorzio di tutela: «I produttori hanno reagito prontamente intervenendo subito per liberare le strade poderali e mettere in sicurezza quei vigneti in equilibrio precario». Ora, però, c'è da decidere il da farsi perché se un vigneto danneggiato e ripristinato sarà comunque produttivo per l'annata 2021, in caso di reimpianto si dovranno attendere tre anni. Il danno stimato, come detto, oscilla tra i 4 e i 5 milioni di euro, cifra comprensiva di costi di reimpianto e produzione persa e le strade percorribili sono due: la riconversione viticola, con le risorse messe a disposizione dall'Unione europea, oppure quelle che potrebbero arrivare dalla dichiarazione dello stato di emergenza da parte della presidenza del Consiglio dei ministri (iter già avviato dalla Regione, che ha inserito nello stato di crisi aperto dopo il fortunale in città del 23 agosto anche gli eventi del 29, e dai Comuni colpiti). «Tra le due opzioni il piano di riconversione viticola, con domande da presentare entro il 15 settembre, appare quella migliore perché permette all’azienda di rifare il vigneto nuovo con rimborso del 50% delle spese per estirpo/reimpianto con massimale di spesa variabile tra 18.000 a 31.000 per ettaro in funzione del sistema di allevamento scelto per il reimpianto», spiegano i tecnici. Nel secondo caso, ferma restando la necessità da parte delle aziende di segnalare il danno sull'apposito modulo Avepa, il riconoscimento dello stato di emergenza attiverebbe le Misure 5.2 del Piano di sviluppo rurale con contributi finalizzati alla ricostituzione del vigneto danneggiato a patto che il danno alle strutture superi il 30 per cento della produzione lorda vendibile registrata dall'azienda negli ultimi tre anni. Da segnalare, infine, la voce dei Consorzi di difesa che ricordano come sebbene «le risorse per eventi di questo tipo siano molto limitate in questo, siano anche molto facilmente assicurabili dalle compagnie assicurative più importanti. Per il futuro una risposta potrà arrivare dai fondi mutualistici che, a fronte di un piccolo premio, prevedono il ristoro totale dei danni». •

Paola Dalli Cani

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