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«Mai vista una cosa simile»

Famiglie in coda
all'alba per avere
in dono il cibo

La lunga coda di auto davanti a Casa Betania a Zevio, FOTO DIENNE
La lunga coda di auto davanti a Casa Betania a Zevio, FOTO DIENNE
La lunga coda di auto davanti a Casa Betania a Zevio, FOTO DIENNE
La lunga coda di auto davanti a Casa Betania a Zevio, FOTO DIENNE

La crisi economica da pandemia a Bosco di Zevio si tocca con mano. Betania, Onlus di ispirazione cattolica, qui ha la propria sede centrale. Opera in Italia ed all’estero a favore di persone in difficoltà, garantisce infatti di che vivere, giorno dopo giorno, a migliaia di famiglie. Le quali sono almeno il 40 per cento in più rispetto a quelle che già riuscivano, prima dell’emergenza sanitaria, a mettere un piatto in tavola grazie all’associazione, attiva da oltre trent’anni.

 

Si tratta di famiglie che, molto diversamente da quanto accadeva prima del manifestarsi del coronavirus, sono per la stragrande maggioranza italiane. «A marzo, per una quindicina di giorni, le presenze nel punto di distribuzione dei generi alimentari che si trova davanti alla nostra sede sono diminuite, soprattutto perché le persone erano preoccupate per i controlli, ma poi è stato un aumento continuo», racconta Antonia Vitale, la presidente dell’associazione.

 

«Da qualche giorno sono più di 700 le persone che vengono qui a prendere le cassette di alimenti», sottolinea Nicolò, che è il responsabile dei volontari che si occupano della distribuzione. Se si tiene il conto che l’associazione effettua questo servizio 6 giorni su 7, e che spesso chi si presenta per il ritiro lo fa per più persone, allora si può tranquillamente fare una stima di 4-5.000 famiglie aiutate alla settimana. E non è tutto, perché da qualche tempo ci sono anche 15 realtà, fra associazioni e realtà laiche, qualcuna persino collegata a Comuni, che vanno a Bosco di Zevio a prendere generi di sussistenza che poi a loro volta distribuiscono. Sono ben 18, poi, gli istituti religiosi che grazie a Betania riescono ad affrontare le difficoltà dovute al blocco delle attività, per esempio educative, che normalmente svolgono.

 

«Una situazione come questa non l’avevamo mai vista; i primi si preparano fuori dal cancello già alle 6.30 del mattino, anche se apriamo verso le 9 e poi, fatta salva una pausa di un’ora per il pranzo, continuiamo a distribuire sino alle 19», dice Paola, la direttrice. Per ridurre il rischio di contagio, le persone devono arrivare con auto dalle quali non scendono. Sono infatti i volontari a depositare gli alimenti nei bagagliai. Per ogni spesa, chi ne usufruisce versa un contributo simbolico di un euro, che serve per pagare il carburante dei camion con i quali Betania va a prendere il cibo che i benefattori regalano.

 

L'articolo completo su L'Arena oggi in edicola

Luca Fiorin

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