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Sulle Oasi l’affondo di Brusco

Maria Mastella, ospite in collegamento, durante una conferenza stampa del direttore  dell’Ulss 9 Pietro Girardi di questa settimanaIl consigliere regionale del M5S Manuel Brusco
Maria Mastella, ospite in collegamento, durante una conferenza stampa del direttore dell’Ulss 9 Pietro Girardi di questa settimanaIl consigliere regionale del M5S Manuel Brusco
Maria Mastella, ospite in collegamento, durante una conferenza stampa del direttore  dell’Ulss 9 Pietro Girardi di questa settimanaIl consigliere regionale del M5S Manuel Brusco
Maria Mastella, ospite in collegamento, durante una conferenza stampa del direttore dell’Ulss 9 Pietro Girardi di questa settimanaIl consigliere regionale del M5S Manuel Brusco

Primo tampone negativo per «circa la metà degli ospiti» e cinque operatori rientrati al lavoro dopo la malattia: ai dati incoraggianti del Centro servizi Don Bortolo Mussolin di San Bonifacio, però, corrisponde anche la segnalazione di alcuni ospiti diventati positivi. Se sul piano clinico la situazione abbozzata dalla presidente della Fondazione delle Opere di assistenza e servizi integrati Maria Mastella è questa, a parlare di «evidenti e precise responsabilità politiche e amministrative sulle quali è doveroso far luce immediatamente», in un durissimo comunicato, è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Manuel Brusco. NEL RICORDARE il punto massimo del contagio arrivato a colpire 80 dei 99 ospiti, Brusco definisce «contraddittori» i dati che ridimensionano l’emergenza costata la vita a nove persone. Brusco sostiene che di alcuni di essi si sarebbe verificata la positività solo dopo il ricovero in ospedale e solleva dubbi sulla gestione sanitaria di alcuni ospiti. Riferendosi a segnalazioni che gli sarebbero arrivate da alcuni dei familiari degli anziani, parla pure di situazioni che metterebbero in discussione anche il tipo di assistenza garantita agli anziani. Erano stati gli stessi familiari degli ospiti della Don Bortolo Mussolin, solo qualche giorno fa, a ritenere «incomprensibile il come e il perché si sia giunti a tale gravità». I familiari avevano espresso grande preoccupazione per la situazione sanitaria del Centro servizi rimandando la valutazione «a chi sarà preposto a ricostruire giuridicamente gli eventi» «Sigillata» come tutte le case di riposo con l’esplosione del virus, anche qui i contatti con i familiari si limitano dal 25 febbraio a quelli via videochiamata e alle comunicazioni che arrivano dalla direzione: una situazione che preoccupa le famiglie per la situazione psicologica dei loro cari. MARIA MASTELLA, che da presidente guida la Fondazione e le sue nove strutture, parte anche lei dall’accertamento dei fatti: «Se il consigliere ritiene di avere evidenza di qualsiasi forma di cattiva gestione del Centro servizi», chiarisce, «è suo preciso dovere far presente la cosa alle autorità preposte alla vigilanza sui centri. La dignità e la storia della Fondazione meritano in questa situazione tutto il rispetto dovuto al lavoro di tante persone che in giorni difficili non si sono tirate indietro e con professionalità, dedizione e amore hanno continuato a prendersi cura dei nostri anziani». Mastella non ci sta al balletto delle repliche e fotografa la situazione: «Circa il 50% degli ospiti hanno avuto il loro primo tampone negativo anche se con i risultati definitivi abbiamo evidenza che alcuni ospiti, prima negativi, sono diventati positivi». DI QUI L’AGENDA: secondo tampone ai negativi a metà settimana, due settimane salvo accorciamento dei tempi per i quali il Distretto si è già attivato, per i positivi. Quanto agli operatori, «tamponi per tutti tra domani e matedì. Dopo due tamponi negativi sono rientrati in cinque, altri sono in attesa del secondo tampone e se n’è interessato anche il sindaco Giampaolo Provoli». La situazione dei positivi è al momento stabile, «un anziano con febbre, qualche desaturazione. Sono un medico», dice Mastella, «un paziente desatura sempre quando non sta bene. In Rsa ci occupiamo di persone fragilissime, spesso affette da più patologie gravi, per alcune delle quali l’infezione da Covid-19 ha determinato uno stato di scompenso, talora improvviso, che ha portato alla morte. Sono lutti che sentiamo e viviamo assieme alle famiglie», aggiunge Mastella. «Parliamo di persone uniche, non riducibili a un numero e sono lutti che vivono anche gli operatori che per mesi o anni si sono presi cura di loro. Oggi», conclude, «leniamo il dolore degli ospiti con colloqui con la psicologa e attività occupazionali e prepariamo la riapertura: attendiamo le linee guida, abbiamo qualche preoccupazione ma affronteremo questa sfida non solo con la preparazione e la cura ci è propria, anche con gioia». •

P.D.C.

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