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Riaperti i rubinetti dell’acqua termale chiusi il 19 marzo

La fonte alimentata da polle naturali di acqua termale è stata riaperta. I quattro rubinetti del lavello all’ingresso delle piscine, erogano di nuovo l’acqua sotterranea, 24 ore su 24. Si tratta dell’acqua delle Terme di Giunone, che ha proprietà curative importanti, soprattutto diuretiche, usata per curare i reni, la ritenzione idrica e per le riniti. I rubinetti erano stati chiusi il 19 marzo, una decisione, presa dall’amministrazione comunale, che non aveva precedenti nella storia del paese. «Abbiamo chiuso le quattro fontanelle a causa degli assembramenti di persone che si creavano in attesa di imbottigliare l’acqua dalla fontana», ricorda il sindaco Marcello Lovato, «attingere l’acqua delle terme era diventata una scusa per uscire di casa durante il lockdown e così abbiamo deciso, d’intesa con la Polizia locale dell’Unione di Comuni Verona Est, di chiudere». Una decisione che non è stata presa a cuor leggero: l’erogazione d’acqua termale gratuita non era mai stata interrotta negli ultimi secoli, se non per pochissimi giorni, per interventi di manutenzione. Non ci sono attestazioni, dal Medioevo ad oggi, che la fonte sia stata interrotta per oltre un mese. È accaduto con il Coronavirus. Un tempo, il luogo dove l’acqua calda zampilla, tra le località Bagni e Loffia, era chiamato Masera, da macera – macerazione. Infatti, dove oggi c’è il grande lavello con i rubinetti, si trovavano le vasche e le pile. I vasconi servivano a macerare nell’acqua termale le foglie di lino, per poi lavorarne le fibre mentre le pile servivano a pilare i semi del lino, da cui si otteneva l’olio. Il lino era una delle colture più importanti, accanto al riso, della zona. Veniva coltivato soprattutto nella bassa di Caldiero, a Rotta (Caldierino), Bova, Gombion, Fontanelle (Castelletto), a Bionde e in Zerpa. Esiste ancor oggi il canale Masera che da Castelletto attraversa la Loffia, la bassa di Caldiero e poi prosegue per Belfiore, così chiamato perché dentro questo scolo finiva l’acqua della Masera, un vero e proprio laboratorio agroindustriale. •

Z.M.

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