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«Persi la vista e mi prestò gli occhi per la prova di chef»

Manuel Marson, il festeggiato a febbraio. «Seba» è a destra
Manuel Marson, il festeggiato a febbraio. «Seba» è a destra
Manuel Marson, il festeggiato a febbraio. «Seba» è a destra
Manuel Marson, il festeggiato a febbraio. «Seba» è a destra

«Una grande festa e una birra: conoscendolo, Sebastiano avrebbe voluto questo per il suo saluto. Conoscendolo da lassù sarebbe il primo a chiedere di non piangere, di non fermarsi e di viverla anche per lui la vita, dedicandogli ogni battito di cuore e ogni cosa che si fa». Ha la voce che trema Manuel Marson nel farsi vicino alla famiglia e ai tanti amici di Sebastiano Zandonà. È il «vai avanti» di un ragazzo al quale una malattia ha portato via la vista all’età della maturità, un ragazzo che ha trasformato le difficoltà in medaglie da paratleta nel triathlon e che quella maturità la superò proprio perchè Sebastiano gli prestò i suoi occhi, fu la sua prima guida. «Compagni di classe al «Berti», in sintonia perfetta da subito, stesso carattere forte: una persona fantastica. Avevo perso la vista proprio all’ultimo anno», racconta Manuel, «e fu lui a starmi a fianco nella prova pratica di cucina. Fu un indimenticabile risotto con verdure miste, zafferano e sfilacci di cavallo. Sebastiano era così: se c’era un problema che ti pareva insormontabile? Arrivava lui a risolverlo in due minuti. Non l’ho mai visto un giorno incupito, grigio, arrabbiato». Compagni di scuola prima, amici poi: «Un trascinatore! È sempre stato lui a darsi da fare perchè tra noi non perdessimo i contatti: era lui ad organizzare le rimpatriate». L’ultima volta era stato a febbraio, in trattoria, il giorno prima del compleanno di Manuel. Scuola e amicizia, scuola e amore: a quell’età era nata quella storia tenera con cui Sebastiano e la sua Camilla sono praticamente cresciuti insieme, fino a decidere di mettere su casa, «e poi chissà, un giorno, realizzare il sogno di Sebastiano, cioè un ristorante tutto suo dove esprimere tutta la sua passione». Il suo sorriso, però, purtroppo si è spento troppo presto dove ieri qualcuno ha legato un piccolo fascio di rose arancioni ad un palo. Passione è la parola che, assieme a sorriso, viene sulle labbra di altri suoi colleghi di ieri e di oggi: «Mai vista una persona capace, come lui, di trovare il lato positivo in ogni cosa, mai! Mai vista una persona capace di avere sempre il sorriso. Sebastiano era legatissimo alla sua terra, alle sue radici: in cucina», lo ricorda un ex collega, «è sempre stato un appassionatissimo ambasciatore dei sapori dell’Est veronese. Che tipo Sebastiano: ci faceva ridere fino alle lacrime raccontando la sua infanzia con tre sorelle e lui, carnevale dopo carnevale, costretto a vestirsi da principessa!». Non diverso il ritratto dei colleghi alla Fratelli Tregnaghi catering di Caldiero: «Un professionista ed una persona solare, che sprizzava simpatia da ogni poro. Uno capace di essere originale sempre!». A Montecchia Sebastiano ci abitava da quattro anni, «abbastanza per farsi apprezzare per il suo essere disponibile, gentile e sicuramente uno di compagnia. Entrambi cuochi, vicini di casa, entrambi appassionati di moto: le caratteristiche per essere in sintonia c’erano tutte», racconta Luca Ballici. E conclude: «È stato bello averlo tra i primi sostenitori dell’associazione Paleoathletica: arrivava dal kick boxing e gli era piaciuta l’idea di fare sport usando l’ambiente come palestra». •

P.D.C.

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