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Parte lo screening alla tiroide per le donne della zona rossa

Un’ecografia alla tiroide
Un’ecografia alla tiroide
Un’ecografia alla tiroide
Un’ecografia alla tiroide

Pfas: via a nuovi controlli sulla salute delle donne e sulla presenza degli inquinanti negli alimenti. La Giunta regionale ha approvato nuove analisi sugli effetti della contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche delle acque di falda e superficiali. Partendo dal presupposto che nella letteratura scientifica l’esposizione a Pfas è stata associata (fra l’altro, ndr) ad un aumentato rischio di alcune malattie cronico-degenerative, tra cui i disturbi alla tiroide», e che «le neoplasie tiroidee colpiscono prevalentemente il genere femminile», l’esecutivo guidato da Luca Zaia ha deciso di avviare uno screening specifico. L’analisi effettuata qualche tempo fa dal Registro tumori del Veneto «non ha messo in evidenza alcun eccesso di rischio di neoplasie tiroidee nelle aree esposte da contaminazione da Pfas» ma, con la delibera adottata nei giorni scorsi su proposta dell’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, la Giunta regionale, in base al principio di precauzione, «ha ritenuto opportuno offrire alla popolazione femminile maggiormente esposta la possibilità di effettuare un’ecografia». Per questo è stato deciso di invitare a sottoporsi all’esame ecografico 2.200 donne residenti nella zona rossa, nate fra il 1989 e il 1998. Di queste, 466 sono nate a Cologna, Pressana, Roveredo e Zimella. Se in tutto sono 13 i Comuni veronesi esposti all’inquinamento da Pfas attraverso l’acquedotto, questi 4 sono i comuni che si trovano anche sopra alla falda contaminata; 1.455 sono le donne che saranno invitate nel Vicentino (residenti ad Alonte, Asigliano, Brendola, Lonigo, Noventa, Orgiano, Pojana e Sarego) e 225 a Montagnana, Padova. Verranno contattate con lettera e poi via telefono. L’esame viene effettuato in prima battuta nel Vicentino, dove i controlli sono iniziati già in marzo, per poi essere avviato anche nel Veronese e Padovano. Uno dei temi che vanno ancora approfonditi continua ad essere quello del possibile ruolo, nell’assunzione delle sostanze perfluoro-alchiliche da parte degli esseri umani, degli alimenti. Se già nelle sue più recenti valutazioni l’Istituto superiore di sanità ha riscontrato la presenza di Pfas in alcuni prodotti che escono dalla zona rossa, ora l’esecutivo di Palazzo Balbi ha approvato un protocollo d’intesa con lo stesso Iss. I tecnici del Dipartimento guidato da Eugenia Dogliotti, e la direzione Prevenzione regionale diretta da Francesca Russo, lavoreranno per tre mesi in tandem sull’analisi dell’esposizione umana e dell’impatto sulla salute rispetto alla contaminazione delle risorse idriche, la contaminazione delle filiere agroalimentari, l’accumulo gli studi di bioaccumulo e di eliminazione e l’impatto sugli ecosistemi. Si parla anche del processo che prenderà il via il 21 ottobre in tribunale a Vicenza con 10 imputati - manager e dirigenti dell’azienda chimica Miteni di Trissino, fallita a novembre - ai quali i sostituti procuratori Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner contestano i reati di disastro ambientale e di avvelenamento delle acque. Se il gup confermerà quest’ultima ipotesi di reato, il processo dovrà svolgersi in corte d’assise, con la giuria popolare. L’assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin preannuncia un imminente incontro sulle tecniche di lotta alla contaminazione delle falde. •

Luca Fiorin

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