<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Ospedali non a norma», è bufera

L’ospedale di Zevio allestito a marzo per l’emergenza coronavirus
L’ospedale di Zevio allestito a marzo per l’emergenza coronavirus
L’ospedale di Zevio allestito a marzo per l’emergenza coronavirus
L’ospedale di Zevio allestito a marzo per l’emergenza coronavirus

«Per il governatore del Veneto Zaia gli ospedali di Zevio e Isola della Scala non sono a norma? Li ha allestiti per non farli funzionare? E come la mettiamo con la programmazione che la stessa Regione Veneto ha fatto su quelle due strutture?»: Annamaria Bigon, consigliere regionale del Pd, l’8 maggio aveva presentato un’ interrogazione urgente all’assessore regionale alla Sanità Emanuela Lanzarin chiedendo notizie sui due ospedali ma anche la loro immediata attivazione per accogliere, secondo volontà della Regione, pazienti Covid fuori dalla fase critica. È trasecolata davanti alle ultime dichiarazioni di Zaia: «Su Isola sono previsti entro dicembre 24 posti letto per ospedale di comunità e su Zevio l’area della salute mentale ha previsto 40 posti che temporaneamente l’Ulss 9 ha deciso di accogliere a Marzana: tutto ciò risulta incomprensibile», rincara Bigon, «soprattutto perché parliamo di soldi e di spazi sprecati a fronte della necessità di porre in isolamento centinaia di persone. Eppure il Covid-19 ha dimostrato che la sanità sul territorio va supportata». Sulla stessa lunghezza d’onda, soprattutto nel chiedere garanzie sull’ospedale di comunità, il Comitato per l’ospedale di Isola: «Se per l’emergenza l’utilizzo di quegli spazi si fosse reso necessario, sarebbero diventati improvvisamente a norma? Erano a norma i container utilizzati come sale operatorie a Villafranca prima del completamento dell’ospedale o il reparto di medicina di Isola della Scala, isolato, senza attrezzature e senza celle mortuarie?». Per Zaia riaprire i due ospedali sarebbe antieconomico: «Antieconomici sono stati gli investimenti milionari in ristrutturazioni, ampliamenti e attrezzature sull’ospedale di Bussolengo per poi dismetterlo quasi completamente, come era toccato a Isola». Il Comitato, che si chiede perché il sindaco Stefano Canazza non abbia firmato l’appello con cui 24 sindaci veronesi chiedono di conoscere il destino dei due ospedali, «chiede il ripristino immediato dei servizi esistenti prima dell’inizio dell’emergenza Covid-19, potenziando la parte ambulatoriale e diagnostica e della quale soprattutto nell’ultimo periodo si è ravvisata estrema necessità». Furiosa anche Orietta Salemi, consigliere regionale di «Civica per il Veneto»: «Gli ospedali non sono fazzoletti usa e getta. Il disagio è reale, ci sono cittadini guariti ma ancora positivi che non sanno dove andare, operatori delle Case di riposo che possono essere potenziali vettori di contagio asintomatico completamente privi di controllo: perché non offrire alternative di ospitalità? Il Consiglio regionale ha bocciato la mia proposta di accoglierli in albergo, la Giunta ha fatto spallucce: perché avrebbe rappresentato un costo? Se dunque gli spazi non possono essere utilizzati per scopi sanitari vengano destinati ad accogliere le tante realtà socio-assistenziali del terzo settore, in primis chi ha continuato a lavorare per la disabilità, o vengano utilizzati per forme di medicina aggregata dotandoli di risorse umane e strumentali per farne il reale filtro al Pronto soccorso». In scia anche Manuel Brusco, consigliere regionale pentastellato: «Lì sarebbero dovuti andare i pazienti post Covid ma in realtà che servizio abbiamo dato? In quegli ospedali sono attivi alcuni servizi e viene da chiedersi se si dovranno chiudere privando la pianura veronese di un importante servizio sanitario». •

Paola Dalli Cani

Suggerimenti