Il quarantunenne ha tentato in tutti i modi di togliersi dai guai. Ha spiegato che quei papavero d’oppio era solito utilizzarli per infusi e altre bevande, tipiche del suo paese. I carabinieri di San Giovanni Ilarione, però, sono di tutt’altro avviso e parlano senza mezzi termini di sostanze stupefacenti. E così pure lo sostiene il giudice che ieri mattina ha convalidato l’arresto dell’operaio, regolare in Italia e ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di presentazione per due giorni alla settimana alla caserma dei carabinieri. L’arresto operato dai militari dell’Arma è scattato lunedì mattina nell’ambito dei controlli sul rispetto delle norme anti contagio. Ad insospettire i carabinieri le strane manovre compiute dall’indiano a bordo della 600 Fiat di sua proprietà pur essendo privo di patente una volta accortosi della presenza della pattuglia. L’operaio, infatti, ha operato un repentino cambio di direzione. Non gli è servito a molto perché è stato subito raggiunto e fermato dalla pattuglia. Il quarantunenne è apparso subito molto agitato agli occhi dei carabinieri . E il motivo di così tanto nervosismo lo si è capito nel giro di pochi attimi quando i carabinieri hanno prelevato uno zainetto dall’auto, contenente 48 grammi di capsule essiccate di papavero d’oppio. Una quantità più che sufficiente per indurre i carabinieri a procedere poi alla perquisizione della sua abitazione a Montecchia di Crosara. Lì sono stati trovati altri otto sacchetti contenenti gli stessi fiori, privi di gambo e petali già essiccati. «Questi bulbi», riporta una nota dei carabinieri, «sono impiegati per i loro effetti analgesici e sedativi». E ancora: «Gli effetti della consumazione di oppio sono analoghi a quelli di morfina ed eroina, prodotti derivati dall’oppio stesso, ovvero rallentano i riflessi e aumentano la resistenza al dolore fisico, inibendo la sensazione di fatica e stanchezza». Per il quarantunenne sono così scattate le manette ed è stato riportato nella sua abitazione agli arresti domiciliari dov’è rimasto fino a ieri mattina quando è stato portato in tribunale per la direttissima che riprenderà il prossimo mese. I carabinieri stanno proseguendo le indagini per scoprire chi è il fornitore dello stupefacente dell’indiano, vietato in Italia. Con ogni probabilità, proviene dall’estero. I carabinieri della compagnia di San Bonifacio non sono nuovi a sequestri e arresti per lo spaccio di questo tipo di stupefacente nell’est veronese. A fine dicembre del 2014, fu arrestato un altro indiano che viveva a Monteforte. All’epoca, i carabinieri del nucleo operativo di San Bonifacio avevano trovato nelle valigie di Davinder Singh, 28 anni, incensurato, al suo rientro da un viaggio a Vienna ben venti chili d’oppio. Ora riparte l’indagine per scoprire che tira le fila di questo traffico di stupefacenti. •