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«Non si apra senza sicurezza»

Il sindaco di San Bonifacio Giampaolo Provoli
Il sindaco di San Bonifacio Giampaolo Provoli
Il sindaco di San Bonifacio Giampaolo Provoli
Il sindaco di San Bonifacio Giampaolo Provoli

«La corsa alle riaperture anticipate? Senza sicurezza sanitaria, io dico no». È per questa ragione che Giampaolo Provoli, sindaco di San Bonifacio, ha deciso di non sostenere l’appello (sottoscritto da 77 dei 98 sindaci veronesi) partito dall’Unione delle Provincie italiane per chiedere di accorciare il più possibile il lockdown. «Per come la vedo io», spiega, «oggi nel veronese non ci sono condizioni sanitarie in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini, delle categorie e, di conseguenza, dei cittadini. Siamo indietro coi tamponi, non sono ancora stati fatti nemmeno agli agenti della Polizia locale». Secondo Provoli, l’imperativo è uno solo: «Aprire in sicurezza, e se si deve battagliare è perché nel più breve tempo possibile arrivino alle categorie protocolli certi su cosa deve essere garantito per poter riaprire. Il tempo per fare c’è adesso», considera il sindaco, «tempo in cui chi ha attività è costretto invece a girarsi i pollici o ad inventarsi la messa in sicurezza in prima persona e correndo pure il rischio di sostenere spese inutili o di finire nelle maglie di qualche truffatore». Sono i tempi lunghi e vuoti a preoccupare Provoli, «perché direttive last minute potrebbero costringere qualcuno a protrarre la chiusura se non c’è tempo, ad esempio, per reperire guanti o pannelli in plexiglass già oggi difficilissimi da trovare». Sono considerazioni che ha condiviso coi sindaci veneti che attraverso l’Associazione nazionale dei Comuni del Veneto dovrebbe uscire oggi con un proprio documento. Provoli non critica l’iniziativa dell’Upi promossa e sostenuta in maniera trasversale ma incompleta per Verona, la provincia veneta più duramente colpita dal virus: «Sto dalla parte delle categorie, il Comune sta valutando misure di sostegno ma prima di tutto ci deve essere la sicurezza: un passo affrettato potrebbe far scattare nuove chiusure, che per qualcuno sarebbero definitive. Sono le attività le prime a dover essere tutelate perché lo possano essere anche i loro clienti». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paola Dalli Cani

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