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«Mobili, la crisi si fa sentire»

Giacomo Pelosato
Giacomo Pelosato
Giacomo Pelosato
Giacomo Pelosato

Ripartenza «senza regole e a carico di chi è già stato molto colpito»: la vede così Giacomo Pelosato, che a Monteforte d’Alpone ha passato la vita nel suo mobilificio. «Noi saremo gli ultimi degli ultimi, perchè prima ci sono altri bisogni e, data la situazione, mi aspetto che la gente arrivi per chiedere come aggiustarlo un mobile, piuttosto che comprarne uno nuovo», spiega, «e mi domando davvero come faremo. Regole chiare ancora non ce ne sono», protesta, «corro di qua e di là a comprare igienizzanti costosi e sperando che siano utili, metto in campo tutte le misure di sicurezza che mi vengono in mente ma so benissimo che se viene un controllo non è il buon senso che viene valutato. Rischiamo di pagare ancora una volta, con le multe e pensare di potersi risollevare ancora è davvero difficile». L’unico aspetto che non vede come un problema sono le distanze nella sua fabbrica di mobili: «Ho 400 metri quadrati e sono ampiamente gestibili. Certo, mi domando come ci dobbiamo gestire per la fase di consulenza in ufficio in merito alle distanze anche con i clienti», spiega, «ma anche le consegne. Ho i furgoni e sono a tre posti e sebbene l’uso di guanti e mascherine potrei trovare di che discutere». Pelosato racconta infatti che più volte, anche muovendosi personalmente per le diverse esigenze sue e della famiglia, s’è trovato a scontrarsi con una certa discrezionalità di chi l’ha controllato: «Il no tassativo di un vigile per un carabiniere era un sì e viceversa: un caos, insomma, ma se queste cose succedono anche quando c’è di mezzo un’attività, cosa facciamo?». Prova a vedere qualcosa di positivo, «non ho dipendenti e sa perchè è un bene? Oggi come oggi se il dipendente si ammalasse fuori da qui risponderei in prima persona. Come si può incoraggiare una ripartenza così? Lo vedremo tra una settimana o dieci giorni se ne vale la pena», aggiunge, «sempre che non arrivino multe». Le idee sono chiare e si va vanti, con la parola d’ordine di una vita: sacrificio. «Ma perchè, per decreto, qualche sacrificio non è stato previsto anche per parlamentari o statali con stipendi d’oro?». •

P.D.C.

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