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Lavoro nero, scoperti 224 sfruttati

Il prefetto Donato Cafagna a San Bonifacio FOTO DIENNESindaci e amministratori dei 22 comuni dell’Est Veronese ascoltano il Comitato per la sicurezza
Il prefetto Donato Cafagna a San Bonifacio FOTO DIENNESindaci e amministratori dei 22 comuni dell’Est Veronese ascoltano il Comitato per la sicurezza
Il prefetto Donato Cafagna a San Bonifacio FOTO DIENNESindaci e amministratori dei 22 comuni dell’Est Veronese ascoltano il Comitato per la sicurezza
Il prefetto Donato Cafagna a San Bonifacio FOTO DIENNESindaci e amministratori dei 22 comuni dell’Est Veronese ascoltano il Comitato per la sicurezza

Lavoro nero e caporalato: la preoccupazione degli amministratori locali dell’Est veronese, delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali diventa un sos per il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica riunito a San Bonifacio. È il tema su cui più hanno insistito i sindaci che ieri il prefetto di Verona Donato Cafagna ha voluto incontrare in sala Barbarani in occasione del quarto degli incontri itineranti da lui voluti proprio per essere anche fisicamente vicino alle diverse aree della nostra provincia. Al suo fianco i vertici di Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia stradale, Guardia di finanza, Vigili del fuoco, Polizia provinciale per tratteggiare il profilo della sicurezza nei 22 paesi dell’area Est che contano complessivamente 137.849 abitanti, 15.338 imprese e in cui nell’ultimo anno i reati sono scesi del 7,6 per cento. «È il caporalato, l’impiego irregolare di lavoratori stranieri in agricoltura, ma anche in edilizia il nervo scoperto del nostro territorio», è stato l’allarme di Alessio Albertini, sindaco di Belfiore. Con lui Filippo Carrarini (Coldiretti): «Il problema oggi è il recupero della manodopera ed è un problema destinato a crescere anche in relazione alla diminuzione dei flussi in entratata: il rischio è la diffusione del caporalato». Stessa preoccupazione che si respira anche a Confagricoltura: «Serve ripristinare le quote e aumentare il controllo sulle cooperative alle quali oggi ci si affida. Non può essere però l’unica soluzione perchè viene meno il rapporto diretto col lavoratore e perchè si rischia di incappare in cooperative che non operano secondo legalità col rischio che le conseguenze ricadano sugli agricoltori». Il prefetto ha riconosciuto che «riguardo ai flussi il sistema non funziona, soprattutto per i lavoratori stagionali, e va organizzato meglio» e ha detto confermando di aver già segnalato la criticità a livello ministeriale e annunciando, proprio per oggi, un incontro con l’ufficio territoriale del lavoro. Un bacino a cui prestare attenzione, stando alla segnalazione di Alberto Speri (vice sindaco di Monteforte d’Alpone), è quello dei Centri di accoglienza straordinaria: «Il rischio è che si crei un circuito, nascosto soprattutto nelle frazioni, in cui le persone vengono prese come carne da caporalato». Agricoltura come primo settore a rischio, dunque, ma non solo: «Attenzione alla logistica», ha detto Floriano Zanini (Cgil) proponendo la costituzione di una task force per il controllo dei diversi settori e per la periodica condivisione delle informazioni. Esiste l’allarme, esiste il fenomeno, ma esiste anche l’attività repressiva che da inizio anno ha consentito alla Compagnia di Soave della Guardia di Finanza di scovare 142 lavoratori irregolari, 82 lavoratori completamente in nero e 12 evasori totali. Attività intensa quella delle Fiamme gialle soavesi «che lo scorso aprile hanno posto fine ad una attività che aveva collegamenti e braccia operative in soggetti calabresi che fornivano assistenza alle aziende della provincia per la fornitura di false fatture finalizzata alla frode fiscale». I dati forniti dalla Guardia di finanza rivelano quella che è una delle preoccupazioni maggiori del prefetto ed è il rovescio della medaglia di un altro problema sollevato dai sindaci, cioè le infiltrazioni criminali: «Il ruolo della polizia locale è fondamentale per il contrasto della criminalità organizzata che riguarda aree economiche più sviluppate. Tutti i settori dell’economia sono sotto pressione e vi invito a prestare attenzione all’apertura di nuove attività economiche ed edilizie». Per i sindaci il concetto di criminalità organizzata passa per stoccaggio di rifiuti: «Un anno fa scoprimmo una discarica in uno stabilimento. Facendo lavorare insieme carabinieri, polizia locale, ufficio tributi, ufficio urbanistica e ufficio ecologia abbiamo effettuato uno screening delle aziende del territorio, di quelle in crisi, di quelle che trattano rifiuti», ha detto Franco Giacomo De Santi, sindaco di San Martino Buon Albergo. Un esempio, questo, che ha attirato l’attenzione del prefetto Cafagna che sulla base di questa esperienza si è detto pronto a «elaborare un protocollo operativo per l’attività di monitoraggio sulle attività del territorio». Di emergenza ambientale ha parlato anche Marcello Lovato, sindaco di Caldiero: «Il fenomeno preoccupa, come quello dello scarico di reflui nei corsi d’acqua ed il proliferare di ditte che si occupano di rifiuti». Problematica che anche Giampaolo Provoli, sindaco di San Bonifacio, ha vissuto e vive «con l’abbandono di rifiuti, anche pericolosi, in immobili sotto procedura giudiziaria e i cui costi di bonifica rischiano di ricadere sui Comuni». •

Paola Dalli Cani

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