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«La società mi sospese subito stipendio e lavoro»

Il logo di Trenitalia
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Tutto, per Franco Marcazzan, inizia nell'ottobre del 2011 quando la polizia giudiziaria perquisisce il suo ufficio: «Non sapevo nemmeno perché, sono stato a guardare. Trenitalia ha fatto scattare subito la sospensione per un anno compreso lo stipendio». Un anno dopo la perquisizione è tra le stanze della sua casa di via Boarie, a San Giovanni Ilarione: poi, l'arresto. La procura della repubblica di Firenze lo accusa di aver avuto parte attiva in un giro di appalti truccati che ha coinvolto 23 imprenditori, 14 aziende e 4 funzionari di Trenitalia, tra cui lui. Entrato in Trenitalia come operaio, dopo 15 anni era stato spostato alla gestione del magazzino di Verona, dal 2000 all'ufficio acquisti e dal 2009 alla sede staccata di Verona della direzione tecnica degli acquisti: era il 12 gennaio 2011 quando Marcazzan, autorizzato dai superiori a prendere contatti direttamente con i fornitori per procedere con urgenza, e con un iter semplificato in deroga alle normali prassi, all'acquisto di alcune bobine, contattò uno degli imprenditori sul quale la Procura aveva già acceso il faro e sottoposto ad intercettazione. In una telefonata Marcazzan, cercando di spuntare il prezzo migliore, informava l'imprenditore di aver preso contatti con un concorrente ma quella conversazione venne, invece, interpretata come un elemento a sostegno dell'ipotesi accusatoria che tra alcune delle ditte intercorresse un accordo di cartello. Marcazzan, come ha dimostrato e come il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Ledda ha verificato e confermato anche riguardo ad altri otto imputati per i quali ha decretato l'archiviazione da un processo che non è nemmeno iniziato, era estraneo a quel sistema di spartizione degli appalti che venne battezzato la «Fratellanza» e si era invece mosso nell'assoluto ed esclusivo interesse della sua azienda, Trenitalia. Che poi l’ha licenziato.

P.D.C.

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