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favore dei bambini L’amica di Santa Lucia

Michela Gozzo nella sua cucina accanto a tanti regali da consegnare
Michela Gozzo nella sua cucina accanto a tanti regali da consegnare
Michela Gozzo nella sua cucina accanto a tanti regali da consegnare
Michela Gozzo nella sua cucina accanto a tanti regali da consegnare

Si definisce «una semplice volontaria», ma per tutti i bambini è «l’amica di santa Lucia», perché la missione di Michela Gozzo, trentenne illasiana, è davvero quella di fare le veci della santa ed aiutarla ad arrivare tutto l’anno nei posti dove la sua presenza è annuncio di felicità e sorriso. Un’intera stanza della bella e antica abitazione della sua famiglia è riempita di giocattoli: scatole e scatole, con peluche, bambole, automobiline, trenini. Aspettano quella che Michela chiama «vocazione di volontariato: mi piace definirla così perché è come se fossi stata chiamata a fare questo», dice. È cominciato tutto un anno fa quando, costretta a casa dal lavoro per cinque mesi dopo un grave incidente (fu travolta da un’auto mentre era a piedi), ha deciso di trasformare sofferenza e dolore «in gesti di bene per gli altri». Non nasconde che nulla nasce per caso: la sua famiglia è campione nel volontariato in paese, con la pesca di beneficenza, con la pulizia della chiesa con l’aiuto agli altri sempre gratuitamente. Cresciuta con questo spirito, Michela, nei mesi di sosta forzata si è rivolta con il pensiero ai bambini abbandonati o a quelli poveri e alle loro famiglie. È partita dal contesto paesano, informandosi nella scuola dell’infanzia, e saputo che in occasione di santa Lucia erano sempre pochi i giochi da distribuire di cui la scuola poteva disporre, ha deciso di investire parte del suo stipendio in questo progetto, acquistando giochi nuovi, secondo le indicazioni delle maestre e rivolgendosi poi, tramite un’amica infermiera, alla neonatologia degli ospedali veronesi e poi alle associazioni che si occupano di bambini e madri. Così ai giochi si sono aggiunti biberon, latte in polvere, pannolini, tutine, creme... Di lì il passo è stato breve per ricollegarsi alle «Culle della vita» di diverse città, «dove i volontari accolgono i neonati abbandonati e aiutano famiglie indigenti, e porto loro tanti abiti, giochi anche usati che raccolgo da mamme e amiche generose». Unica entrata il suo stipendio da impiegata: «Vivo in famiglia e invece di andare ogni settimana da estetista e parrucchiera spendo i miei soldi così». Molte cose infatti non arrivano in regalo dal passaparola, diventato un tam tam sui social per rifornirla, ma li acquista da sé, oppure fa aggiustare i giochi che sono riparabili o acquista per tutti batterie nuove, «perché i bambini amano vedere subito il regalo che funzioni», si giustifica. Ma è un lavoro che fa tutto da sola: selezione di quello che arriva, lavatrici su lavatrici di peluche e indumenti usati, acquisto di batterie o pezzi di ricambio. È in contatto con i reparti pediatrici degli ospedali, con i volontari di Abeo che seguono i bambini ricoverati in reparti oncologici e di Abio, che aiuta i bambini a superare l'impatto con l’ospedale attraverso il gioco, per le quali invia libri di favole, da consegnare ai genitori perché le leggano ai figli. Compera anche gomitoli di lana per «Cuore di maglia» le cui socie lavorano ai ferri per creare corredi, coperte, berretti per i bambini prematuri che restano a lungo in ospedale. La sua azione si spinge oltre i confini perché si prende cura di bambini malati in Kosovo, procurando giochi anche per loro tramite una volontaria italiana, ed è «zia a distanza» di bambini seguiti a Brescia e Verona. I bambini di Illasi la conoscono perché vengono «in missione» con le loro letterine per santa Lucia nel cortile di casa sua, dove lasciano i loro messaggi e tornano a prendersi i giochi che Michela fa trovare su un vecchio carro. Anche lei vorrebbe un regalo: poter dar vita a un’associazione no profit ed essere aiutata da altri volontari in questo ideale: «Per me aiutare è dimostrare che si può sempre fare qualcosa di buono: anche solo con un sorriso, una mano tesa, un gioco». •

Vittorio Zambaldo

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