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Emanuela va alla guerra con le macchine da cucire

Mascherine di vari colori e tipoLa famiglia Salvaro e dipendenti nel laboratorio Silvana Fashion a Locara FOTOSERVIZIO DIENNELa produzione di mascherine
Mascherine di vari colori e tipoLa famiglia Salvaro e dipendenti nel laboratorio Silvana Fashion a Locara FOTOSERVIZIO DIENNELa produzione di mascherine
Mascherine di vari colori e tipoLa famiglia Salvaro e dipendenti nel laboratorio Silvana Fashion a Locara FOTOSERVIZIO DIENNELa produzione di mascherine
Mascherine di vari colori e tipoLa famiglia Salvaro e dipendenti nel laboratorio Silvana Fashion a Locara FOTOSERVIZIO DIENNELa produzione di mascherine

Emanuela, «in guerra» con le macchine da cucire: sono nove, sono nate 32 anni fa e sono le vecchie macchine da cucire che per 12 anni avevano dormito in uno scantinato. La sera del 7 marzo tutta l'Italia rimase impietrita davanti alla processione dei camion militari che partivano da Bergamo carichi delle bare delle vittime del Covid-19: c'era anche Emanuela Salvaro, davanti alla tv, e quell'immagine le rimase impressa nella mente impedendole di dormire. «All'alba ho capito che eravamo in guerra e che dovevo dare una mano: sono scesa in cantina, ho portato in laboratorio una di quelle vecchie macchine e, alle 7, mi sono messa a cucire», racconta. Siamo a Locara di San Bonifacio, nel laboratorio che in bel quartiere residenziale ospita Silvana Fashion, la piccola ditta che porta il nome della capostipite ottantunenne, che nel 1988 faceva confezioni e vent'anni dopo si era arresa alle delocalizzazioni reinventandosi prima come stireria e poi come laboratorio di riparazioni e rifinitura per le aziende dell'abbigliamento. «Mascherine non ce n'erano da nessuna parte e così ho provato a farle: alle 8.30 ho chiamato Giuliano Gaspari e Simona De Luca (rispettivamente consigliere comunale e assessore di Locara, ndr): mi hanno hanno detto “Fai!“. Poi ho sentito il sindaco Giampaolo Provoli: “Siamo in emergenza“, mi ha detto, “e se è per salvaguardare la popolazione in galera ci vado io”, racconta la donna. Emanuela chiama la sorella Elena e insieme ci si buttano a capofitto, recuperando i tessuti in giacenza: 100% cotone all'interno, 100% poliestere impermeabile all'esterno. In quella prima giornata ne confezionano 400 che regalano subito al Comune per proteggere dipendenti al lavoro e volontari del Gruppo comunale di protezione civile. Tre giorni dopo Emanuela chiede di rientrare al lavoro alle prime dipendenti, dieci giorni dopo al cospetto delle macchine da cucire ci sono tutte e nove oltre ai componenti della famiglia. Da allora, e sono dati per difetto, ne sono state fatte un migliaio al giorno: «Grazie a queste mascherine, realizzate e generosamente donate, molte aziende di San Bonifacio hanno potuto continuare a lavorare, ci è riuscita la Polizia locale, i dipendenti, tanti volontari», dice il sindaco Provoli, «e la generosità non si è mai fermata. Questo piccolo laboratorio artigianale è stato l'esempio di come i nostri piccoli imprenditori trovano il modo di risollevarsi anche se tutto sembra cadere: queste persone hanno messo competenza ed esperienza a disposizione di tutta la comunità». E così anche tanti sambonifacesi si sono ritrovati nelle cassette della posta mascherine in tessuto ricevute in dono. Con i giorni la storia ha fatto strada: «La tecnica era consolidata, arrivavano le richieste ma ci serviva il via libera per la produzione: ottenuta la deroga e rientrati nelle categorie Ateco, ci siamo buttati a capofitto», raccontano Emanuela e il marito Maurizio Zorzi. In capannone i bancali pieni di pantaloni della collezione estiva, da riassettare, non si toccano: si accatastano perché oggi il via libera è per i soli schermi protettivi, che come dono sono arrivati anche in case di riposo e tanti Comuni e per i quali è stato avviato l'iter di certificazione da parte dell'Inail. «Sono arrivate deroga e commesse», raccontano Emanuela ed Elena, «anche da aziende dell'abbigliamento che inseriranno le mascherine nelle proprie collezioni». E così, da presidio che fa rima con ospedale, la mascherina è diventata già accessorio: al capannone di Locara escono mascherine azzurre, rosse, blu, verde, nere, sabbia, grigio perla, l'immancabile bianco... come l'arcobaleno che abbraccia la scritta #andràtuttobene. Con l'estate l'arancione, ma anche i modelli con gli strass o i ricami e le mini coloratissime mascherine per i più piccoli. «La Finanza è già passata, tutto ok: abbiamo deciso di chiudere i conti in pareggio perché siamo già molto fortunati... anche ad avere dipendenti così che si sarebbero potute accontentare della cassa integrazione e, invece, hanno risposto subito sì, si sono “arruolate” per poter fare la propri parte». •

P.D.C.

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