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Acque Veronesi smantella il magazzino, scatta la protesta

La sede operativa di Acque Veronesi a Monteforte è in corso di smantellamento
La sede operativa di Acque Veronesi a Monteforte è in corso di smantellamento
La sede operativa di Acque Veronesi a Monteforte è in corso di smantellamento
La sede operativa di Acque Veronesi a Monteforte è in corso di smantellamento

Acque veronesi smantella la sede operativa di Monteforte d’Alpone e sta per fare altrettanto a Tregnago dove, però, la società consortile ha anche uno sportello per i cittadini: seppure con toni e contenuti diversi, i territori chiedono lo stop. Val d’Illasi e Val d’Alpone sono le aree sulle quali gli effetti di queste decisioni ricadranno più direttamente ed è facile intuire che l’impatto più forte sarà per l’area del distretto montano sulla quale ha competenza lo sportello di Tregnago, dove c’è anche una piccola sede operativa. Lo smantellamento di due presidi sembrerebbe motivato dal progetto di approntarne uno ex novo nel sambonifacese: di certo c’è che il magazzino di Monteforte d’Alpone, dopo giorni e giorni di svuotamento, è praticamente tutto già trasferito a quello principale di Sommacampagna. «È qualcosa che girava da un po’ tra i residenti e i colleghi sindaci della zona e la conferma è arrivata quando Acque veronesi mi ha comunicato l’avvio del Progetto multiservizio postazione videocall. In parole povere», spiega il sindaco di Tregnago Simone Santellani, «al posto dello sportello ci troveremo un totem che consentirà un collegamento in videochat con gli uffici di Verona e assistenza remota. Direi che è un’ipotesi molto forte che va a scapito soprattutto delle fasce più deboli della popolazione». Così ieri ha scritto facendosi carico del pensiero dei colleghi sindaci dei paesi che fanno riferimento allo sportello di Tregnago (e cioè Badia Calavena, Velo, Roverè, San Giovanni Ilarione, Vestenanova, Selva di Progno), e le riserve le ha messe nero su bianco. «A giorni concorderemo un’azione comune per evitare che questa cosa vada in porto», spiega, «ma date le preoccupazioni diffuse, ho deciso di farmene carico direttamente e firmando io». Nella lettera Santellani, facendo riferimento a un confronto avuto coi sindaci dell’area coinvolta, ha scritto come sia da ritenersi «indispensabile per la tutela dei nostri concittadini la presenza di un ufficio e soprattutto un’organizzazione tecnica vicina, che conosca le caratteristiche e i problemi locali e che quindi garantisca interventi in tempi rapidi e di qualità come fino ad oggi i vostri collaboratori hanno saputo fare». Tono risoluto, quello di Santellani, che però chiarisce come l’intenzione di tutte le amministrazioni comunali coinvolte sia di «intraprendere una proficua collaborazione con la direzione di Acque veronesi (società consortile a capitale e partecipazione totalmente pubblica, ndr) in tempi strettissimi certi che l’obiettivo comune sia l’accoglimento dei bisogni dei cittadini ancor di più per un servizio essenziale come l’acqua». E alla collaborazione, o meglio alla condivisione punta anche Luciano Marcazzan, sindaco di San Giovanni Ilarione: «Ho saputo che si sta smantellando anche Monteforte (che serve San Bonifacio, Caldiero, Colognola ai Colli e la Val d’Alpone fino a Montecchia di Crosara, ndr) ma non l’ho saputo da Acque veronesi. Scelte come queste», considera, «ancorché scelte aziendali legittime, andrebbero condivise col territorio. Sebbene in un anno di mandato io non sia mai stato convocato, ho saputo che questa è una decisione di qualche mese fa. Credo che mai come in questo momento, in cui dopo il rinnovo dei vertici devono essere rifatti i tavoli territoriali, sia opportuno attendere». «Una visione superficiale sarebbe illogica», aggiunge Marcazzan, «perché il territorio va presidiato e ciò è da conciliare con la razionalizzazione». •

Paola Dalli Cani

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