<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Un vigile del fuoco nella casa in cui è andato tutto distruttoL’edificio in località Cubetta, nella tenuta della famiglia Ferro
Un vigile del fuoco nella casa in cui è andato tutto distruttoL’edificio in località Cubetta, nella tenuta della famiglia Ferro
Un vigile del fuoco nella casa in cui è andato tutto distruttoL’edificio in località Cubetta, nella tenuta della famiglia Ferro
Un vigile del fuoco nella casa in cui è andato tutto distruttoL’edificio in località Cubetta, nella tenuta della famiglia Ferro

Incendio nella notte tra martedì e mercoledì nella casa del dottor Marco Ferro, noto otorinolaringoiatra veronese, che da decenni abita a Colognola. Nessuno, quando sono divampate le fiamme, si trovava nell’abitazione, in località Cubetta, nella tenuta di famiglia lungo una delle vie principali che collegano il capoluogo di Monte con la strada regionale. Il rogo, causato probabilmente da un corto circuito partito dalla cucina, ha reso inagibile la residenza di campagna, di un certo pregio, mentre il medico era al lavoro all’ospedale di Borgo Trento. Sul posto, allertati dai vicini, sono giunti all’alba i vigili del fuoco che hanno lavorato a lungo per domare le fiamme, oltre ai carabinieri che stanno conducendo le indagini, anche se, come si diceva, il tutto parrebbe essersi generato da un problema elettrico. Il proprietario è stato messo al corrente del disastro dai dirimpettai mentre si trovava in ospedale, da dove, al termine del proprio turno di notte, è partito di corsa diretto a Colognola. Desolante la scena che si è presentata ai suoi occhi, soprattutto perché, oltre all’ingente danno materiale ancora difficilmente quantificabile, le fiamme si sono portate via per sempre i suoi ricordi più cari, il cui valore non è certo monetizzabile. È questo l’aspetto che, più di ogni altro, non dà pace al dottor Ferro, secondo il quale l’incendio potrebbe essere iniziato già nella serata precedente. Lo ha dedotto parlando con una vicina di casa. «La signora mi ha riferito di aver sentito un po’ di odore di bruciato martedì sera intorno alle 20.30, mentre era uscita per annaffiare i fiori in giardino. Si era guardata attorno ma, non notando nulla di particolare nemmeno più tardi quando è andata a fare una passeggiata, ha pensato che l’odore potesse provenire da un fuoco acceso da qualche parte in campagna», racconta Ferro. Capita, infatti, soprattutto in questo periodo in cui c’è luce fino a tardi, che gli agricoltori si trattengano nei campi più a lungo del solito. «Probabilmente la puzza di bruciato stava, invece, provenendo da casa mia anche se il fumo ancora non usciva», ritiene il medico che, se non fosse stato al lavoro, sarebbe potuto intervenire tempestivamente scongiurando il peggio. «Se fossi stato a casa sicuramente me ne sarei accorto in tempo, anche perché di solito vado a dormire molto tardi, ma martedì, intorno alle 19.15, sono partito per il turno di guardia in ospedale lasciando vuota l’abitazione». Le fiamme avrebbero così «lavorato» tutta la notte, distruggendo la cucina e la sala. Solo con le prime luci dell’alba qualcuno si è accorto del rogo: «Un signore, passando molto presto con il trattore lungo la strada, ha notato il fumo che usciva dalle finestre e ha avvertito i miei vicini. Sono stati loro a chiamare i vigili del fuoco e a telefonarmi in ospedale, comunicandomi che la casa era andata a fuoco», continua Ferro, ripercorrendo quei momenti di concitazione. «Pare che a causare il tutto possa essere stato un corto circuito partito dalla cucina dove ho sì qualche elettrodomestico un po’ datato ma perfettamente funzionante», fa sapere l’otorino, costretto alla conta dei terribili danni che hanno riguardato l’arredamento, tanti oggetti, quadri, targhe, oltre che il denaro. IL SUO DOLORE più grande, però, deriva soprattutto dal fatto che «le fiamme hanno bruciato i mie ricordi più cari, rappresentati da tanti album di fotografie che mi ritraevano fin da quando ero bambino e nei momenti più importanti della mia vita; avevo foto del matrimonio, dei miei figli e perfino alcune che i miei genitori (il padre Luigi è scomparso diversi anni fa, ndr) si erano scattati ancora quando erano fidanzati. Sono cose che per me», commenta desolato Ferro, «hanno un valore affettivo speciale, unico perché niente e nessuno me le potrà più restituire». La stessa abitazione ha sempre rappresentato per lui, oltre che il luogo degli affetti, il suo buon ritiro sulle colline del paese, tanto che di frequente lo si è visto anche recentemente immerso nella lettura seduto davanti a casa, passeggiare in giardino o rilassarsi con i figli in piscina. La notizia dell’incendio ha colto di sorpresa il paese, che non ha tardato a manifestare la propria vicinanza al medico e alla sua famiglia. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Monica Rama

Suggerimenti