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Convegno per i 30 anni

Telefono Rosa:
«Contro la violenza
c'è molto da fare»

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Le volontarie di Telefono Rosa (foto Pezzani)
Le volontarie di Telefono Rosa (foto Pezzani)
Telefono Rosa compie 30 anni (video Pezzani)

«Peccato che non ci sia neanche un uomo in sala perché il desiderio di condividere l'antiviolenza sarebbe grande, indispensabile». Sono le parole pronunciate dal pubblico, tutto al femminile, in sala Montanari della Società Letteraria a commento dell'incontro «Il Telefono Rosa - Una storia lunga trent'anni», con ospite una rappresentanza di volontarie sia veronesi che di altre città italiane impegnate nella lotta contro la violenza sul cosiddetto sesso debole.

 

L'occasione non è stata solo l'anniversario di tre decenni di battaglie civili e impegno sociale dell'associazione nata a Roma nel 1989, ma anche l'uscita del libro della giornalista Rai Carla Cucchiarelli, omonimo del titolo della conferenza: si è quindi riconosciuto che Telefono Rosa di Verona è stata la prima sede staccata ad aprire in Italia dopo quella della Capitale. L'avvocato Sara Gini, già presidente di Telefono Rosa Verona ora diretto da Lorella Don, ha moderato l'incontro ripercorrendo le tappe scaligere di Telefona Rosa che aiuta anche i bambini. Tra le varie voci sono intervenute Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa nazionale e Carla Cucchiarelli.

 

La fascia di età di chi nella nostra città chiama il numero gratuito 045 8015832 è ampia e si è specificato che nessun medico di base però risulta indirizzare le persone che hanno bisogno di aiuto a rivolgersi alle nostre 40 volontarie di Telefono Rosa tra cui psicologhe e avvocatesse, tutte capaci e competenti, sempre aggiornate, con 35 ore di formazione ogni sei mesi. «C'è tanto da fare, i tempi sono difficili, ma non dobbiamo scoraggiarci sebbene la politica non ci aiuti adeguatamente e i parlamentari camminano dieci metri da terra» - ha stigmatizzato la Moscatelli sottolineando che «siccome stiamo tornando indietro, bisogna ripartite dall'educazione dei giovani che non conoscono chi ha arato in nel campo della difesa delle donne, si è battuto e le lotte le ha fatte in piazza, iniziando a costruire le fondamenta di Telefono Rosa in una stanzetta con donne a dir poco temerarie che venivano spacciate per matte e femministe. Radicale deve essere perciò il lavoro nelle scuole perché la dipendenza affettiva che si sviluppa fin dal l'adolescenza nelle ragazze è poi dura da sradicare. Utile è dunque far lavorare i ragazzi sull'aspetto emotivo. Riguardo le famiglie poi i genitori devono capire che il figlio maschio va educato come una figlia femmina e se si tira su un maschi che rispetti donne, mamme, nonne e amiche non si crescono dei diversi».

 

Dal convivio è emerso infine che ogni anno Telefono Rosa di Roma conferisce il titolo di ambasciatore ad un uomo chi si sia occupato nella sensibilizzazione verso l'associazione senza vergognarsene e l'attore Paolo Calabresi ne è l'esempio. Sara Gini ha concluso poi ricordando l'avvocato Paola Lattes, recentemente scomparsa, donna pioniera di Telefono Rosa, dal 2003 vicepresidente della sede romana dell'associazione e che ha dedicato la vita alla difesa delle donne.

Michela Pezzani

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