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Rose rosse e fiaccolata
in ricordo della maestra

Fiori nella cassetta della posta di Alessandra Maffezzoli
Fiori nella cassetta della posta di Alessandra Maffezzoli
Fiori nella cassetta della posta di Alessandra Maffezzoli
Fiori nella cassetta della posta di Alessandra Maffezzoli

Dopo lo sconcerto e l’incredulità per quanto accaduto, le comunità in cui viveva Alessandra Maffezzoli, la quarantaseienne, residente a Pastrengo, uccisa dall’ex compagno Jean Luca Falchetto, barista residente a Caprino, si stanno organizzando per ricordarla con manifestazioni in sua memoria, nonostante lo shock dell’omicidio non sia ancora stato assorbito.

Ieri pomeriggio alcune colleghe della maestra elementare assassinata, per ricordarla, sono andate a deporre un mazzo di rose rosse nella cassetta delle lettere della casa della donna trucidata mercoledì sera. «Era una bella persona, dentro e fuori. Davvero», si limitano a dire con la voce ancora rotta dall’emozione per aver perso, oltre che una collega, un’amica. «Per ricordarla stiamo organizzando una fiaccolata a Garda», annunciano, «che dovrebbe tenersi lunedì o mercoledì della prossima settimana, a cui speriamo partecipi il più alto numero di persone».

IL PAESE. Anche il neosindaco di Pastrengo, Gianni Testi, che eletto da pochi giorni era rimasto sconvolto dal tragico episodio, rivela che si sta preparando qualcosa di speciale in memoria di Alessandra. «Stiamo sentendo anche i Comuni limitrofi per realizzare una marcia, in cui coinvolgere tutta la popolazione. Non è stata ancora fissata una data ma sarà di certo nei prossimi giorni. Inoltre», aggiunge, «a breve organizzeremo un incontro-dibattito per approfondire le tematiche legate a questo drammatico episodio e al femminicidio in generale, così come con l’inizio del nuovo anno scolastico cercheremo di sensibilizzare i giovani con incontri a scuola curati da esperti del settore».

Nel frattempo a Pastrengo ci si interroga su questo nuovo omicidio, il terzo in due anni dopo quello di Alban Lalaj nel 2014, una vera e propria esecuzione, e quello di Romano Perantoni, freddato nel 2015. «Sono episodi isolati e senza alcuna connessione», vuole precisare subito il sindaco Testi. «A Pastrengo si vive bene e anche dopo quest’ultimo tristissimo fatto di sangue sono certo che ci sarà la forza di riprendersi e ripartire, senza ripercussioni. Un fatto del genere poteva capitare ovunque, come i sempre più numerosi fatti di cronaca che accadono in giro per l’Italia purtroppo testimoniano».

I VICINI. Ma nel nuovo quartiere residenziale, a due passi dal centro, dove viveva Alessandra Maffezzoli, i vicini di casa sono ancora scossi. Ha gli occhi ancora lucidi Luca Mazzucchelli, residente nella stessa palazzina in cui abitava l’insegnante uccisa, mentre cerca di descrivere la vicina. «Era una persona piuttosto riservata ma ogni tanto scambiavamo due parole. In un’occasione l’avevo accompagnata a scuola a Lazise e lei non sapeva come sdebitarsi. Per così poco. Le avevo anche consigliato di sporgere denuncia e di cambiare serratura di casa», racconta con rammarico, «dopo aver saputo di alcuni episodi poco piacevoli accaduti sia con Falchetto che in passato, quando aveva avuto altri problemi con altre persone che frequentava».

GLI ALTRI vicini avevano meno contatti diretti con Alessandra. «Ci scambiavamo un “buongiorno” e un “buonasera” e poco più», raccontano alcuni abitanti di via Maggiore Negri Santfront. «È sconvolgente quello che è successo», commenta Silvia Melegatti, che abita nella palazzina adiacente a quella della docente. «Sono fatti che credi possano accadere solo in altri posti. E invece il dramma può essere vicino alla tua porta di casa». Claudio Rama, rappresentante di Confcommercio (sezione di Pastrengo e Garda Baldo), analizza la situazione più dal punto di vista psicologico e sociale. «Pastrengo è un paese ospitale ma non si comprendono fino in fondo focolai silenti come questi che testimoniano un disagio sociale serpeggiante. Una perdita di aggregazione. Sembra quasi un problema di identità e appartenenza. Bisogna che le persone tornino a comunicare».

Emanuele Zanini

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