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In Corea

Prima della finale mondiale salva un uomo colpito da infarto. «La vittoria più bella»

In Corea
Giulia Carotenuto
Giulia Carotenuto
Giulia Carotenuto
Giulia Carotenuto

«Abbiamo perso l’oro, ma salvare quell’uomo è stata una vittoria ancora più bella». E pazienza per l’argento, perchè comunque la spedizione iridata Giulia Carotenuto se la ricorderà per tutta la vita. L’atleta tesserata per la Css Verona, la squadra scaligera di pallanuoto che partecipa al massimo campionato nazionale, è riuscita a tenere in vita un uomo colpito da infarto, pochi minuti prima di scendere in campo per la sua partita. È successo in Corea durante i campionati mondiali master, cioè riservati agli atleti over 30, di Gwanju: la squadra italiana, in cui milita Giulia Carotenuto, vince il proprio girone e si qualifica per la finale contro le avversarie americane. Le azzurre stanno effettuando il riscaldamento, e anche l’atleta padovana che inizierà a breve la sua terza stagione con la formazione scaligera è in acqua in attesa del match che vale la medaglia d’oro.

 

A BORDO VASCA. «Ci stavamo riscaldando e ad un certo abbiamo visto tanta gente che correva, poi abbiamo sentito gridare, sono uscita subito dalla piscina e sono corsa a vedere cosa stava accadendo». Giulia, nata nel 1988, è un medico di pronto soccorso e capisce subito la gravità della situazione. Un atleta sessantenne che stava giocando la partita precedente alla loro ha avuto un infarto in acqua. «Mancava tutto, i farmaci salvavita e il defibrillatore è arrivato in ritardo, così abbiamo iniziato subito il massaggio cardiaco», racconta la Carotenuto con ancora addosso le emozioni di quel momento, «tra l’altro il medico che c’era lì non parlava inglese, ho continuato per circa mezzora, fino all’arrivo dell’ambulanza. Quando l’hanno portato via pareva morto, non dava segnali».

 

QUANTE EMOZIONI. Intanto Giulia prova a staccare la mente da quei momenti e tornare alla gara che sta per iniziare. «Abbiamo giocato una buona gara, è finita in parità ma poi purtroppo abbiamo perso ai rigori».

Però alla fine arriva una notizia che le dà grande speranza. «Mi hanno fatto sapere che l’uomo in ospedale si era ripreso, era in condizioni gravi ma almeno era vivo, poi siamo rientrate in Italia e non ho più saputo niente». E quell’argento al collo adesso ha un sapore del tutto speciale. «Peccato perchè siamo arrivate davvero ad un soffio dall’oro, ma io ho vinto comunque».

La chiusura è sull’importanza della prevenzione e della dotazione di sicurezza. «È impensabile che in certe manifestazioni non ci siano farmaci o defibrillatori a portata, oltre che personale formato, vorrei che questo episodio servisse a far riflettere tutti».

Luca Mazzara

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