Accolto parzialmente il ricorso presentato dall'avvocato Nicola Galante, ma l'accoglimento non ha modificato la misura per l'ex presidente di Amia. E Andrea Miglioranzi resta agli arresti domiciliari.
Una decisione, quella del Tribunale del Riesame, arrivata nel tardo pomeriggio di ieri dopo che, a partire dalle 9.30, la difesa del politico si era confrontata a lungo con il gip Barbara Lancieri, il magistrato veneziano che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare emessa al termine delle indagini della Distrettuale antimafia volte a smantellare una 'ndrina riconducibile ad alcuni componenti della famiglia Giardino (cosca Arena-Nicoscia) e a Domenico Mercurio.
E se fin dall'inizio per l'ex presidente di Amia e il direttore Ennio Cozzolotto (liberato dopo l'interrogatorio di garanzia ma con l'interdizione a ricoprire ruoli in pubblici uffici) è stata esclusa la partecipazione al sodalizio criminale, tuttavia a pesare sul mantenimento della misura ci sarebbe l'accusa di corruzione, ovvero quei 3.000 euro che Nicola «l'avvocato» Toffanin consegnò a Miglioranzi il 3 maggio 2018 in piazza Vittorio Veneto. Cade la misura per la turbativa d'asta.