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NON AUTOSUFFICIENTI

Anziani, il Veneto
punta a una rete
multiservizi

Anziani in casa di riposo
Anziani in casa di riposo
Anziani in casa di riposo
Anziani in casa di riposo

Costruire una rete multiservizi per l’assistenza agli anziani non autosufficienti in tutto il territorio regionale, che non sia basata solo sulle strutture residenziali, nella quale le nuove Ipab, ripensate come aziende pubbliche di servizi alla persona, siano un tassello organico della programmazione sociosanitaria. Il Veneto risulta tra le regioni più attrezzate per rete di strutture e servizi per anziani, con un’offerta di residenzialità di circa 31 mila posti letto, di cui metà gestiti da enti pubblici, finanziati da 24.200 impegnative di residenzialità, cioè rette a contributo pubblico. Lo scorso anno 47.700 over 65 hanno avuto accesso per almeno un giorno ad un servizio assistenziale per non autosufficienti, ma oltre 12 mila sono rimasti in lista di attesa.

 

Le proiezioni Istat calcolano che in Veneto nel 2030 i non autosufficienti in Veneto saranno 270 mila, e tra vent’anni, nel 2040, saliranno a 318 mila. Solitudine, patologie croniche e demenze incideranno sempre di più nello stato di salute degli over 75. Anche calcolando la rete informale delle badanti e i servizi di assistenza domiciliare, l’attuale copertura dei servizi si rivelerà insufficiente rispetto ai nuovi bisogni di una popolazione che invecchia e che fa sempre meno figli. Queste riflessioni sono il filo conduttore dei tre tavoli tecnici convocati all’Azienda Zero, dall’assessore alla sanità e al sociale della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, per elaborare una riforma complessiva del sistema. 

 

Obiettivo del confronto tecnico è mettere a fuoco i dati della situazione regionale della non autosufficienza e calibrare in veste veneta il progetto di riforma sul modello veneto per la non autosufficienza e il ruolo delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, sulla base della fotografia scattata dai ricercatori del Cergas (Centro di ricerche sul gestione dell’assistenza sanitaria e sociale) della Scuola di direzione aziendale dell’università Bocconi, che affianca l’amministrazione regionale. «Il sistema attuale vede prevalere l’offerta di servizi residenziali, con rette giornaliere a carico del cittadino variabili tra i 49 e gli 77 euro al giorno», dichiara l’assessore. «Vogliamo costruire una rete multiservizi omogenea in tutto il territorio regionale, nella quale le nuove Ipab, ripensate come aziende pubbliche di servizi alla persona, siano un tassello organico della programmazione sociosanitaria. L’obiettivo è fornire servizi adeguati ad una popolazione che sta invecchiando e alle famiglie. La trasformazione delle Ipab deve rientrare in un disegno di rivisitazione del sistema pubblico esistente, per ora focalizzato quasi esclusivamente sull’offerta residenziale, e del suo raccordo con le iniziative del settore privato».

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