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«Affidi forzati, molti i casi a Verona»

Allontanamenti e affido di minori, un tema che fa ancora discutere
Allontanamenti e affido di minori, un tema che fa ancora discutere
Allontanamenti e affido di minori, un tema che fa ancora discutere
Allontanamenti e affido di minori, un tema che fa ancora discutere

Ombre sulla gestione nel Veronese degli allontanamenti dei minori dalle proprie famiglie e il loro affidamento a realtà esterne. Le fa emergere, mentre fa ancora discutere il caso del piccolo Marco, il racconto di una persona che alle difficoltà di bambini e ragazzi ha dedicato la propria vita professionale. Una testimone diretta che fa riferimento a situazioni che per alcuni aspetti ricordano il cosiddetto “sistema Bibbiano”, come ormai si identificano le pratiche volte a dare in maniera illecita bambini in affido messe in atto in quel Comune emiliano, grazie alla complicità di istituzioni e professionisti. Da noi non si ha notizia di inchieste in corso, ma la persona che abbiamo intervistato si dice pronta a dire quanto sa anche all'autorità giudiziaria. A parlare di casi che definisce di «violenza istituzionale» è una ex dirigente dell’Ulss 9 Scaligera che ha da poco lasciato l'incarico che la vedeva impegnata nell'ambito dei servizi sociali in provincia. La professionista, che non vuole apparire con nome e cognome perché teme ritorsioni, spiega che non ce la faceva più a mantenere il silenzio su una serie di avvenimenti. «In 25 anni di lavoro ho visto personalmente almeno dieci allontanamenti di bambini dai propri genitori privi di motivazioni corrette e ho saputo di molti altri episodi, a decine, da colleghi», racconta la dottoressa. La quale spiega che a queste misure, che rientrano in procedimenti giudiziari, viene dato corso con veri e propri blitz. I minori vengono prelevati su ordine del giudice dalle forze dell'ordine quando sono a scuola, o comunque fuori casa, senza informare i genitori, i quali a volte nemmeno sanno dove vengono portati i loro figli. «L'allontanamento dovrebbe essere solo “extrema ratio“ a cui ricorrere quando ci sono situazioni di violenza e abbandono o quando i minori sono in pericolo o hanno genitori non in grado di garantire un'educazione», dice. «Molte volte però le istituzioni, compiendo abusi, applicano questa misura in maniera indiscriminata; avviene di solito quando ci sono genitori con limitate disponibilità economiche o che non possono contare su famiglie vicine». Stando a quanto afferma l’ex dirigente, queste situazioni sono dovute a una serie di concause. Da una parte, i servizi sociali, sia dei Comuni che dell’Ulss, invece di cercare di aiutare i genitori a superare i loro eventuali problemi, si trovano a dover fare attività di tutt'altro genere, perché devono rispondere alle continue richieste che fa loro il tribunale. Dall'altra, gli assistenti sociali danno pareri senza avere il tempo di approfondire le situazioni o cercano addirittura di non esprimersi, perché non sono sicuri di essere tutelati dai loro superiori. «Senza contare che sono considerati come requisiti per stabilire se i genitori abbiano o no la capacità di seguire i figli anche cose che invece non dovrebbero essere prese in considerazione», continua. «Ad esempio, vengono dati in maniera impropria giudizi sui modelli educativi, per cui succede che siano tolti i figli a genitori che sono solo più o meno rigidi nella propria educazione rispetto a quello che ritiene corretto chi valuta la famiglia, o perché i genitori sono per l'alimentazione vegana». Questo, però, sarebbe solo un lato della medaglia. «A dire quasi sempre la parola definitiva sono i consulenti tecnici d'ufficio (Ctu) del tribunale, che esprimono pareri di solito poi accolti integralmente dai giudici», dice l'ex-dirigente. I Ctu, per quanto riguarda i minori, sono spesso psicologi, in ogni caso liberi professionisti, che hanno fatto corsi specifici e sono iscritti a un albo. «A Verona sono pochi e, di fatto, fanno il bello e il cattivo tempo, indicando anche le realtà in cui vanno portati i minori allontanati», precisa la dottoressa. «Questi ultimi vengono accolti in strutture accreditate e, se va bene, i genitori possono vederli una o due volte alla settimana, magari solo con la presenza di educatori; se va bene, perché in alcuni casi essi nemmeno sanno dove sono», aggiunge. «Dovrebbero esserci progetti per mantenere e poi eventualmente riportare i minori nelle loro famiglie, ma nessuno li porta avanti». Ma perché tutto questo? «Per mancanza di tempo o di volontà di prendersi responsabilità, superficialità e persino incompetenza». Solo per questo? «Io non posso dire che ci sia dell'altro, non ne ho le prove, però è vero che ci sono consulenti che fanno ospitare sempre nelle stesse strutture i minori, che spesso vi restano anni, con costi a carico della collettività e superiori rispetto a quelli necessari per realizzare sostegni a casa». Non avrebbero quindi solo rilevanza giuridica e morale, ma anche economica, i fatti raccontati dal medico. «Sono situazioni che a Verona non accadono di rado», conclude, «e vorrei ricordare che solo riuscendo a far trasferire la competenza giuridica a tribunali di altre città alcuni genitori sono riusciti a far annullare gli allontanamenti». •

Luca Fiorin

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