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Il caso esplode a Verona

Abbuffata di ciliegie mentre Zaia parla del citrobacter, Salvini respinge le critiche

Il caso esplode a Verona
Matteo Salvini e Luca Zaia durante la conferenza stampa (foto Marchiori)
Matteo Salvini e Luca Zaia durante la conferenza stampa (foto Marchiori)
Salvini mangia ciliegie

«Insulti perché mangio ciliegie. Questo è l'ultimo delirio dei compagni».

Così Matteo Salvini risponde alle polemiche rimbalzate sui social in seguito al video (tratto da una diretta dello stesso Salvini) nel quale, durante una conferenza stampa a Verona, l'ex ministro dell'Interno mangia ciliegie mentre Luca Zaia parla del caso dei bimbi morti a Borgo Trento per il citrobacter, episodi in seguito ai quali è stato chiuso il punto nascite dell'ospedale della donna e del bambino.

 

Nove ciliegie in meno di un minuto, qualcuno l'ha anche cronometrato, e sui social in molti hanno criticato l'atteggiamento del segretario della Lega durante l'esposizione di un problema così serio.

Critiche che in parte si sono riversate sulla sua pagina Facebook, ma che si sono fatte sentire soprattutto sul profilo del presidente del Veneto, che in molti hanno notato essere «in visibile imbarazzo»:  «Secondo me l'unico che può farle perdere voti è proprio Salvini», scrive Ada, «questa conferenza stampa fa perdere credibilità al governatore. Non crederò mai che Zaia stia vicino a questo uomo che ha una bassezza umana, culturale e sociale che ho riconosciuto a pochi negli anni», aggiunge Alessandra. E James si rivolge direttamente a Zaia: «Immagino che, da buon Veneto, lei "senta" l'irritazione crescere dentro di lei, ascoltando gli sputazzi di questo bifolco!».

 

Così, a dispetto delle dichiarazioni «distensive» del Governatore sulla possibile corsa con una propria lista alle Regionali («illazioni infondate»), quello che in molti hanno ribattezzato come «Il patto delle ciliegie» potrebbe essere in realtà stato un ulteriore brusco allontanamento fra i due, con Salvini in difficoltà nei sondaggi e Zaia che dal canto suo gode invece di una popolarità, anche fuori dal proprio elettorato «storico», mai avuta prima. 

Riccardo Verzè

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