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A San Giovanni Battista

«Il prete ha dilapidato
al gioco tutto
il denaro dei fedeli»

A San Giovanni Battista
Slot machine (foto Archivio)
Slot machine (foto Archivio)
Slot machine (foto Archivio)
Slot machine (foto Archivio)

 Voce di popolo, voce di Dio, dice il proverbio. E stavolta il popolo, «arrabbiato, deluso, sconcertato», racconta una tremenda verità denunciando un «prete che è sempre stato perbene» ma che «negli ultimi anni del suo ufficio, carpita la fiducia dei parrocchiani, li ha derubati, traditi e ridotti in miseria».

 

L’accusa del «popolo» di San Giovanni Battista in Tomba Extra è pesante, la storia è confermata anche da don Stefano Origano, portavoce del Vescovo Zenti, che non fa mistero della «triste vicenda», anzi, «stiamo affrontando il problema e stiamo cercando soluzioni» dichiarando di «essere a disposizione dei fedeli che ancora non si siano rivolti in Curia».

 

L’invito è ufficiale: «Venite qui, da parte del Vescovo c’è tutta la disponibilità a un confronto per provare insieme a risolvere il problema nel modo migliore». Che non sia quindi una chiacchiera gonfiata dal tam tam di voci, è chiaro. Che la cifra «sparata» dai parrocchiani di 900mila euro spariti nel nulla, anche quella è confermata. Che don Giuseppe Modena nei suoi 10 anni alla guida di San Giovanni Battista (dal 2007 al 2017) sia sempre stato un «pastore» ineccepibile, iniziando a essere colpevole di continue richieste di denaro solo dal 2014 fino all’anno scorso, pure quello corrisponde a verità.

 

Che sia stato rimosso dal vescovo nell’autunno del 2017 e «destinato all’ufficio di direttore del Centro Diocesano di Spiritualità San Fidenzio» lo scrive lo stesso Monsignor Zenti in una comunicazione ufficiale pubblicata sul sito Internet della parrocchia. Che da lì sia poi stato trasferito in una comunità di Milano, «per fare un percorso di recupero» per la sua dipendenza dal gioco, quello lo dice la vox populi ma la Curia non lo nega.

 

Insomma, tantissimi soldi «offerti a fondo perduto» o «imprestati con l’impegno di averli di ritorno», sarebbero finiti nelle macchinette. 

C.F.

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