Dopo le bordate lanciate da Di Maio, aumenta il mal di pancia nel Governo sul World Congress of Families di Verona, accusato da associazioni e partiti di posizioni tradizionaliste e contrarie ai diritti civili degli omosessuali e di promuovere una visione retrograda del ruolo della donna.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora, intervistato da Repubblica, ha spiegato: «Il segretario generale di Palazzo Chigi ha chiuso un’istruttoria importante e ha chiesto al dipartimento dell’Editoria e a quello della Famiglia di ritirare il patrocinio. Sono stato tra i primi a segnalare il problema. C’è una nota ufficiale in data odierna per far presente che non esistono i presupposti e chiedere il ritiro».
Una scelta, quella di ritirare il patrocinio, alla quale plaude la parlamentare veronese pentastellata Francesca Businarolo, mentre in Regione i consiglieri regionali Patrizia Bartelle (Italia In Comune) e Piero Ruzzante (Liberi E Uguali) hanno chiesto a Zaia di ritirare a sua volta il patrocinio: «Non è accettabile che il nome e il simbolo della Regione Veneto siano accostati a messaggi contro l’autodeterminazione delle donne e contro le persone Lgbtq».
Mentre a difesa del Congresso restano molti esponenti della Lega, il ministro Lorenzo Fontana in primis, gli organizzatori protestano: contro di noi fake news, ci stiamo muovendo nell'ambito di una Costituzione che promuove la famiglia.
Antonio Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie che si terrà dal 29 al 31 marzo 2019, citano alcuni brani della costituzione: «Spadafora, Cirinnà e il Pd sono dunque nemici della Costituzione e della maggioranza del popolo italiano. Comunque sono gli elettori a decidere davvero le vittorie. Il Congresso sarà pieno di popolo, loro si tengano i Palazzi, e affronterà questi temi».