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INFEZIONE KILLER

Citrobacter, c'è
ancora un infetto
a Borgo Trento

L'ingresso dell'ospedale della Donna e del Bambino
L'ingresso dell'ospedale della Donna e del Bambino
L'ingresso dell'ospedale della Donna e del Bambino
L'ingresso dell'ospedale della Donna e del Bambino

Quando la direzione generale dell'Azienda ospedaliera il 12 giugno ha deciso di chiudere la maternità dell'Ospedale della Donna e del Bambino, insieme alla rianimazione neonatale e a quella pediatrica trasferendo i piccoli ricoverati nel padiglione 13 adattato per l'emergenza, lo ha fatto perchè nei due reparti la situazione Citrobacter era esplosa in maniera preoccupante.

In maggio, infatti, dentro alla Terapia intensiva neonatale c'erano 12 neonati «contemporaneamente positivi» al batterio: 11 colonizzati asintomatici, 1 infetto. «Infetto significa», aveva allora spiegato il professor Massimo Franchi, direttore del Dipartimento Materno-Infantile dell'Azienda, «che il germe è dove non deve essere: il Citrobacter Koseri sta di regola nell'intestino, se da lì va in circolo diventa un problema, soprattutto nei prematuri».

 

Il piccolo contagiato di allora è lo stesso citato ieri mattina durante l'audizione in Commissione Sanità a Venezia dall'assessore Manuela Lanzarin chiamata a fare il punto della situazione. «Al momento ci sono 7 bimbi ricoverati in terapia intensiva neonatale a Borgo Trento», ha spiegato l'assessore, «di cui 1 infetto. Stiamo aspettando l'esito delle commissioni ispettive, sia di quella nominata dalla stessa Aoui sia di quella voluta dalla Regione. Esperti chiamati da tutta Italia stanno studiando le cartelle cliniche degli ultimi anni, dal primo caso nel 2018 a oggi: nonostante gli interventi di sanificazione dichiarati dall'azienda, la situazione non s'è risolta». Da allora, ci sono stati, come conferma lo stesso ospedale nella relazione inviata al presidente Zaia, «3 neonati deceduti (nel 2018, nel 2019 e nel 2020), 4 piccoli con esiti neurologici (due nel 2019 e due nel 2020) e vari altri neonati colonizzati asintomatici senza conseguenze».

 

Camilla Ferro

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