Due grandi serate, forse tre. E poi basta. Per questa stagione. Magari anche per sempre. Potrebbe chiudere i battenti definitivamente l’AlterEgo, la discoteca più famosa di Verona e probabilmente di tutto il nord Italia. Il punto di riferimento per anni della notte dei giovani scaligeri e di quelli provenienti da molte altre città, diretti sulle Torricelle per andare a ballare in uno dei luoghi simbolo del divertimento. Per anni al centro anche di questioni extramusica, con una chiusura temporanea dopo il maxi controllo nel 2008 e quindi fermata di nuovo nel 2012 per motivi di sicurezza. Spesso al centro di polemiche per l’uso di droga e di risse nel parcheggio, ma anche la tappa immancabile per tantissime persone che almeno una volta nella vita sono andati a ballare «in collina», entrando in quegli spazi che ora potrebbero chiudere per sempre.
I responsabili hanno annunciato infatti che sabato 12 gennaio ci sarà l’ultimo «Orbit», una delle serate culto nella lunga storia della discoteca: «Orbit - La fine, dopo 19 anni» recita la locandina dell’evento, con scritto «In 19 anni vi abbiamo fatto sognare, lo faremo anche per l’ultima volta». In consolle due tra i dj simbolo dell’AlterEgo, Paolo Martini e Marco Dionigi, immancabili nell’ultimo appuntamento. Almeno per questa serata, visto che poi ce ne sarà almeno un’altra a febbraio, che forse sancirà la chiusura definitiva del locale. «Ci stiamo pensando», le prime parole di Giulio Lenotti, gestore da quattro anni della discoteca scaligera, «intanto chiudiamo, e poi a settembre vedremo anche se penso che sarà dura continuare». I motivi? Essenzialmente due. La ristrutturazione dell’immobile da parte del proprietario, con l’intenzione di creare anche delle strutture diverse come un ristorante o alloggi, ma soprattutto la difficoltà del settore al giorno d’oggi. «Questo diventa un lavoro sempre più complicato, perchè le nuove generazioni sono dure da gestire e per la questione che riguarda divieti e sicurezza: i giovani oggi vengono meno in discoteca rispetto al passato ed è difficile interpretarne i gusti, qui ad esempio ho dovuto fare anche serate trap e commerciali, con altri stili che con la storia dell’AterEgo non centrano nulla», continua Lenotti, «in più i divieti sono sempre maggiori e le problematiche anche. Noi abbiamo le nostre colpe e non ci nascondiamo, ma non è un problema della discoteca in sè. Pensiamo alla questione spray al peperoncino e a quanto successo ad Ancona, era una discoteca ma poteva essere qualsiasi altro locale, un cinema o un un teatro, affollato ben oltre il limite e senza uscite di sicurezza, è come si usano le cose il problema e non tanto le cose in sè. E poi qui c’è sempre stata la questione delle risse all’esterno, dei ragazzini ubriachi, ma questo deriva dall’educazione del singolo e non certo dal gestore del locale che oltre a controllare il locale può fare ben poco, noi non siamo né delinquenti né tanto meno improvvisati».
Ora la prospettiva è quella di chiudere per i lavori di ristrutturazione, ma probabilmente poi di non aprire più i cancelli, nemmeno a settembre. Con quale futuro per il domani? «Rispondo come nel film di Sergio Leone “C’era una volta in America», sorride amaro Lenotti, «vorrà dire che andremo a letto presto». «Chiudere un locale storico fa male a tutti, ma evidentemente non ci sono più le condizioni economiche, questo è un ambiente troppo grande, una macchina che costa tantissimo e non può reggere», ammette Andrea Oliva, ex proprietario e oggi responsabile solo di alcuni eventi tra cui proprio «Orbit», da lui creato nel 2000, «sarà l’ultima volta di questa serata, che senza l’AlterEgo non ha più senso di essere».