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L'inchiesta

Caso Siri: Lady Lega
e il banchiere, tutto
passa da Verona

L'inchiesta
Uno scatto con Siri postato su Instagram dalla Ferragù
Uno scatto con Siri postato su Instagram dalla Ferragù
Uno scatto con Siri postato su Instagram dalla Ferragù
Uno scatto con Siri postato su Instagram dalla Ferragù

Un prestito da 750mila euro concesso dalla Bac (la Banca Agricola Commerciale di San Marino) al senatore leghista Armando Siri senza che vi fossero le necessarie garanzie, un altro prestito da 600mila euro agli amici del suo portaborse e il crocevia a Verona di un fiume di denaro che dalla repubblica del Titano si dipana tra Roma e Milano.

Perchè a Verona vive Domenica Ferragù, ribattezzata Lady Lega, che avrebbe avuto un ruolo fondamentale proprio nella concessione di tali prestiti. Di Verona è anche un imprenditore che grazie a lei avrebbe dovuto ottenere un finanziamento di 50mila euro - garantito da una fideiussione che interessa il patrimonio personale - e che poi ha scoperto che il fido era di 200mila euro.

A differenza del politico del Carroccio che, stando all’inchiesta di Lirio Abbate e Paolo Biondani pubblicata su L’Espresso in edicola, ottenne il prestito senza garanzie, questo grazie a Marco Perotti, banchiere, ex vertice di Unicredit e in seguito direttore generale dalla Bac. Almeno fino a ieri: «Marco Perotti e Tiberio Serafini (il vice direttore generale) hanno rinunciato alle rispettive cariche. Tale decisione è maturata in relazione alle note vicende relative ai finanziamenti concessi al senatore Armando Siri e alla società TF Holding srl per i quali sono in corso accertamenti da parte delle Autorità», recita il comunicato diramato dalla Bac.

 

Altri particolari sul giornale in edicola

Fabiana Marcolini

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