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Studentessa dell’Erasmus «C’è aria pesante qui a Pilsen»

A destra, Ilaria Marchetto con un’amica nei momenti lieti
A destra, Ilaria Marchetto con un’amica nei momenti lieti
A destra, Ilaria Marchetto con un’amica nei momenti lieti
A destra, Ilaria Marchetto con un’amica nei momenti lieti

Avrebbe dovuto essere la più bella esperienza della sua vita, invece si sta trasformando in un periodo di preoccupazione ed esilio «dorato», ancorché volontario. Ilaria Marchetto, 24 anni, studentessa colognese iscritta all’ultimo anno di Banca e Finanza all’università di Verona, era partita ad inizio febbraio per un periodo di studio di cinque mesi in Repubblica Ceca, dove avrebbe dovuto frequentare i corsi di Business financial management, Finanza aziendale, Economia monetaria, Linguaggio e programmazione Java all’Università di Pilsen, prima di laurearsi. Lo scoppio improvviso dell’epidemia di Coronavirus, che ha messo in ginocchio per primo il Nord Italia, poi il resto del Paese e dell’Europa, ha bloccato i sogni di Ilaria e di tanti altri giovani europei che stavano vivendo con lei la stessa esperienza. «Era iniziato tutto nel migliore dei modi», racconta Ilaria. «Ero arrivata a Pilsen con grandi aspettative, pronta a vivere fino in fondo questa opportunità che, oltre a trasmettermi nozioni, mi avrebbe consentito di ampliare il mio bagaglio di conoscenze e relazioni», ricorda la studentessa di Cologna. Marchetto ha fatto amicizia con ragazzi italiani, spagnoli, polacchi, turchi, francesi, messicani, taiwanesi. La vita nel dormitorio di Pilsen scivolava via spensierata, tra lezioni, studio, attività all’aperto e gite alla scoperta delle bellezze ceche. Il 21 febbraio però ha cambiato tutto. Il primo morto per Coronavirus a Vo’ Euganeo, nel Padovano, è stato lo spartiacque che ha segnato la fine delle libertà in Italia. Di lì a poco le scuole hanno chiuso i battenti e nelle settimane successive si è assistito ad un’impennata dei casi di persone positive al virus. «L’atmosfera qui si è fatta pesante, i cechi hanno iniziato a temere che noi italiani fossimo infetti», ha rivelato. Una mattina Ilaria ha sentito bussare alla porta della sua stanza. «L’addetta alla reception e la manager del dormitorio mi hanno chiesto se stavo bene, se avevo sintomi influenzali, e se i miei genitori in Italia fossero ammalati». Ilaria era in Repubblica Ceca già da tre settimane, per cui l’eventuale malattia si sarebbe dovuta già manifestare. Sono seguiti giorni di apprensione. «Ho continuato a contattare i miei genitori per aggiornarmi sulla situazione, mentre molti miei compagni facevano rapidamente rientro nelle rispettive nazioni di provenienza». Dopo un periodo di riflessione, Marchetto ha deciso che sarebbe stato più sicuro rimanere a Pilsen. «Qui non si registrano molti casi come in Italia, anche se le autorità la settimana scorsa hanno deciso di sospendere le attività scolastiche, di chiudere ristoranti e negozi», riferisce. Le persone contagiate sono 1.165 e i morti finora soltanto uno. L’area più colpita è Praga, a 95 chilometri da Pilsen. Lo scorso 15 marzo è partito l’ultimo volo per l’Italia, senza Ilaria a bordo. Adesso il vero dilemma riguarderà le lezioni agli studenti internazionali, che non saranno più garantite. Il programma di studio all’estero, dunque, subirà necessariamente una battuta d’arresto. •

Paola Bosaro

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