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Sono ancora allagati ettari di campi Il sindaco chiede lo stato di calamità

Frutteto allagato a Terrazzo: i campi ieri erano ancora pieni d’acqua
Frutteto allagato a Terrazzo: i campi ieri erano ancora pieni d’acqua
Frutteto allagato a Terrazzo: i campi ieri erano ancora pieni d’acqua
Frutteto allagato a Terrazzo: i campi ieri erano ancora pieni d’acqua

Agricoltori in ginocchio a Terrazzo. All’indomani dei nubifragi di venerdì scorso che hanno creato non pochi problemi anche a diverse abitazioni, in particolare a cantine, garage e giardini, compromettendo perfino la viabilità su alcune strade, a risentire in modo pesante dell’enorme quantità di pioggia che si è scaricata sulla zona sono ora soprattutto le campagne, già duramente provate da altre problematiche, come ad esempio la famigerata cimice asiatica. Se le prime due idrovore posizionate dal Consorzio sono riuscite a risolvere la situazione nella maggior parte delle vie interessate dagli allagamenti dove è stato anche ripristinato l’accesso degli automezzi e una terza, posizionata in extremis in via Finale, ha evitato che finissero sott’acqua alcune abitazioni, nella giornata di ieri rimanevano però ancora allagati ettari di frutteti, vigneti e campi coltivati a mais. Tanto che domani, dopo l’ennesimo sopralluogo nelle vie più colpite e nelle aziende agricole, il sindaco Simone Zamboni invierà a Regione ed Avepa (Agenzia Veneta per i pagamenti in agricoltura) la richiesta dello stato di calamità per il suo Comune. Nella tarda mattina di ieri, la situazione si presentava ancora particolarmente pesante in via Pegorare dove l’acqua non riusciva a defluire, ristagnando non lontano dalle case. Le località di campagna più colpite, come avviene ormai da anni in coincidenza di eventi estremi come quello dell’altro giorno, sono «Roncazzi», «Figognaro» e «Le Basse». «Qui, come purtroppo già constatato altre volte», spiega l’imprenditore agricolo Luigino De Togni, «le idrovore, nonostante siano potenti, risultano insufficienti per un simile quantitativo. Il problema vero è che, in casi simili, a Terrazzo riceviamo tutta l’acqua che arriva dalle zone di Oni e di Boschi Sant’Anna». «La stessa cosa si era verificata anche nel 2014, in occasione di un altro evento estremo», prosegue. «Nei campi, abbiamo anche fino a 50 centimetri d’acqua. Non so se questo sia dovuto a qualcosa di non corretto nella gestione delle acque, ma quel che è certo è che occorre al più presto trovare un’adeguata soluzione perché non possiamo continuare a vedere i nostri raccolti rovinati». Il fatto che l’acqua resti per tanto tempo nei campi per gli agricoltori significa infatti rischiare di dover buttare notevoli quantità di prodotto. «Ho appena sentito un altro imprenditore della zona», prosegue De Togni, «che proprio venerdì avrebbe dovuto iniziare a raccogliere la malvasia. Era disperato. Un conto è che i campi restino allagati per qualche ora, un altro è che si vada avanti così più di un giorno. Siamo in piena fase di raccolta, ma di questo passo, tra l’altro con la temperatura in aumento, basta un attimo perché le coltivazioni siano attaccate da funghi. E non possiamo nemmeno eseguire in emergenza i trattamenti antimuffa perché i terreni sono impraticabili». «Insomma», sbotta De Togni, «è un cane che si morde la coda. Ci troviamo alle prese con una devastazione, una calamità che non siamo in grado di fronteggiare. Contro la grandine, con le reti in qualche modo resistiamo, ma questi allagamenti ci fanno sentire impotenti». «Eravamo già afflitti da altri problemi come la lotta impari con la cimice asiatica o i prezzi di mercato sempre più bassi», gli fa eco un’altra imprenditrice della zona, «ci mancavano solo le coltivazioni allagate. Siamo allo stremo. In questo modo è tutta l’agricoltura italiana che muore». •

Elisabetta Papa

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